Muore dopo essersi impiccato in carcere, pronta l’azione civile. A luglio di due anni fa un giovane egiziano, detenuto per un cumulo di condanne, ha legato la sua vita al lenzuolo della branda facendola finire.
La morte di Hassan Sharaf, così si chiamava il ragazzo, ha riaperto vecchie, e mai sopite, ferite del carcere di Viterbo.
Hassan era arrivato a Viterbo da un istituto penitenziario di Roma. Qui ha scontato parte della sua pena. E qui ha raccontato si aver subito abusi e di temere per la propria vita. Una paura così forte che lo ha spinto al suicidio. Un suicidio che ha destato l’attenzione anche del ministero degli Esteri egiziani che pochi giorni dopo il decesso ha inviato alcuni rappresentanti dell’Ambasciata a chiedere di fare piena luce sulla vicenda.
La Procura nell’immediatezza aprì un fascicolo per istigazione al suicidio nel tentativo di capire cosa fosse realmente accaduto nel penitenziario e se davvero quel giovane fosse stato spinto da soprusi e percosse a mettere fine alla sua vita. Dopo l’apertura del fascicolo la Procura, il 13 maggio 2019, ha chiesto l’archiviazione del caso. Un passo mal digerito dalla difesa dei familiari della vittima.
«Pochi giorni dopo – spiega l’avvocato Giacomo Barelli che assiste i genitori di Hassan – ho presentato opposizione. Peccato che sono passati due anni e ancora non so quando sarà fissata l’udienza davanti al gip per l’opposizione. Così come non so che fine abbiamo fatto il processo stralcio sulle percosse. C’è uno stallo su un fatto gravissimo. La morte di Hassan non può rimanere nell’oblio della giustizia». Per questa ragione l’avvocato Barelli ha deciso di giocare un’altra carta.
«Vista la situazione – spiega – ho proposto ai familiari, che risiedono al Cairo, di intentare una causa civile contro il ministero della giustizia. Vogliamo accertare la responsabilità del ministero sui fatti carcere Mammagialla. Non possiamo dire che è stata fatta giustizia. Per questo in attesa delle udienze penali, iniziamo dal procedimento civile. Qualcuno dovrà risponderci».
Che la situazione del carcere viterbese sia allo stremo lo sottolinea anche l’ultimo tentativo di suicidio. Messo in atto martedì notte da un detenuto italiano e sventato dagli agenti e dal compagno di cella.
«Sono anni – dice ancora Barelli – che parliamo di istituire la figura del garante cittadini per i detenuti. Lo dico da consigliere comunale. Nonostante il voto unanime non è stato mai portato in consiglio. Non dico che risolverebbe ma sarebbe comunque un segnale di attenzione in più. Spero che riesca ad essere inserito nell’ordine del giorno del 19 novembre».
Fonte: ilmessaggero.it