Nel 2015 l’imputato era stato sospeso dal servizio e privato dello stipendio dopo un procedimento disciplinare. Gli atti erano stati poi trasmessi alla Procura, che gli contestava due abusi d’ufficio: avrebbe fatto arrivare un pacco con dei vestiti a un recluso e ad altri due avrebbe consentito di sostituire un frigo rotto in cella.
Dall’autunno del 2015, in seguito ad un procedimento disciplinare, l’Agente Scelto della Polizia Penitenziaria è stato sospeso dal servizio ed è rimasto pure senza stipendio perché avrebbe commesso due abusi d’ufficio per favorire dei detenuti nel carcere Pagliarelli. Un’accusa che oggi – a quasi sette anni dai fatti – è stata però spazzata via dalla terza sezione del tribunale che ha stabilito che “il fatto non sussiste” ed ha dunque assolto pienamente l’imputato.
Con questa sentenza – che arriva dopo quattro anni di indagini e quasi tre di processo – il Poliziotto potrà ritornare al lavoro e gli dovranno essere anche restituiti tutti i salari bloccati dalla sospensione.
Il verdetto è stato emesso dal collegio presieduto da Fabrizio La Cascia e, alla fine, anche la Procura ha deciso di chiedere l’assoluzione.
La vicenda era nata a Pagliarelli, quando l’Agenti si vide contestare due casi in cui, secondo il carcere, avrebbe cercato di far ottenere dei “vantaggi patrimoniali” ad alcuni detenuti, abusando del suo ruolo. In particolare, secondo l’accusa, avrebbe brigato per far entrare un pacco con dei vestiti per un recluso, dopo che i suoi parenti – che l’Agente conosceva – gli avevano chiesto informazioni su come fare, e ad altri due detenuti che avrebbero avuto un frigorifero rotto avrebbe consentito di prenderne uno funzionante in un’altra cella.
Sin dall’inizio l’agente della polizia penitenziaria aveva spiegato di non aver voluto favorire nessuno e che, nel primo caso, si sarebbe limitato a chiarire ai parenti del detenuto che per fare entrare un pacco in carcere avrebbero dovuto chiedere un’autorizzazione al magistrato, mentre nel secondo avrebbe sempre tenuto d’occhio i reclusi che avrebbero spostato il frigo rotto (che erano comunque sorvegliati da telecamere) e che avrebbe agito per evitare malumori e proteste all’interno del carcere.
Spiegazioni che non erano valse a chiudere il procedimento disciplinare, che era invece culminato nella sospensione dal servizio in via cautelativa, e nella trasmissione degli atti alla Procura. Che, dopo una serie di accertamenti, aveva appunto contestato due presunti casi di abuso d’ufficio, il primo tentato e l’altro consumato.
Durante il dibattimento, tra l’altro, è stato chiarito che non solo l’agente avrebbe agito correttamente, ma che comunque i detenuti non avrebbero ottenuto alcun vantaggio dal suo comportamento. Da qui l’assoluzione piena.
Fonte: palermotoday.it