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Alloggio pagato e rendita mensile: la vita dorata del pentito di mafia

Tutto il paese sta seguendo da vicino il caso di Giovanni Brusca, uscito di prigione dopo aver scontato 25 anni di carcere. Collaboratore di giustizia, autore per sua stessa ammissione di più di 100 omicidi, Brusca è noto soprattutto per essere stato colui che ha azionato il comando per l’esplosione di Capaci, del 23 maggio 1992 in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta, e per essere stato il mandante del rapimento e del successivo assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia.

La notizia dell’uscita dal carcere di Giovanni Brusca dal carcere di Rebibbia ha aperto il dibattito pubblico riguardo una legge che, di fatto, concede alcuni benefici ai collaboratori di giustizia, a quelli che aiutano le istituzioni nel progredire rispetto alla lotta alla criminalità organizzata, in questo caso specifico a quella siciliana. Numerose le prese di posizione nel mondo politico e non solo. Parenti di vittime di mafia non accettano che qualcosa del genere possa accadere, che sia data la libertà ad un uomo responsabile di determinate azioni criminali dopo soltanto 25 anni, qualcosa per loro di assolutamente scandaloso.

Alloggio pagato e rendita mensile: 1500 euro al mese per il collaboratore di giustizia

Quello che emerge dalle ultime indiscrezioni, ma l’attenzione era rivolta in ogni caso alla certezza delle cifre, perchè il fatto in se era già noto, è che la rendita mensile che lo Stato assicura ai collaboratori di giustizia in libertà, non è affatto di poco conto. Una casa, uno stipendio che dovrebbe aggirarsi intorno ai 1500 euro mensili ed una protezione costante e continua fino alla fine, per se e per la sua famiglia. I paresi si contrastano e mentre c’è chi contesta la decisione, la vicenda in se, c’è chi ne approva il concetto fondante.

Maria Falcone, sorella di Giovanni, ha cosi commentato la notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso”.

Sempre secondo Maria Falcone, però, non ci sarebbe stata troppa chiarezza su alcuni punti della collaborazione di Giovanni Brusca, soprattutto per quel che riguarda l’aspetto economico finanziario. La preoccupazione è che il boss di San Giuseppe Jato abbia potuto nascondere qualcosa per trarne poi successivamente vantaggio. Oggi, Giovanni Brusca è in ogni caso un uomo libero, tenuto in una località segreta insieme alla sua famiglia, protetto dallo Stato che provvede anche economicamente a lui. Questo proprio non piace agli italiani ed a quanti hanno sofferto e soffriranno per il resto dei propri giorni per il male che quest’uomo ha fatto alle proprie famiglie.

 

 

 

Fonte: contocorrenteonline.it

Redazione OSAPPoggi

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