E’ dilagante la diffusione dei contagi da Covid 19 nella carceri italiane secondo Amnesty International Italia, che esprime la sua profonda preoccupazione per la mancata “riduzione consistente della presenza numerica di detenuti negli istituti”.
Amnesty international cita gli ultimi dati del ministero della Giustizia, secondo i quali al 22 novembre scorso “erano 53 mila 723 le persone effettivamente presenti in carcere, a fronte di una capienza regolamentare di 50 mila 553 posti, ai quali vanno sottratti più di 3 mila posti non disponibili. Al 31 ottobre erano 33 i bambini con meno di tre anni presenti in carcere con le loro madri. La percentuale di affollamento è quindi ancora oggi superiore al 110% su scala nazionale, con picchi in alcuni istituti italiani di più del 170%.
Certo, a fine febbraio, quando l’epidemia era esplosa in tutta la sua virulenza, “il numero di persone detenute era ben superiore, con 61 mila 230 posti occupati”, ma “si era avviata un’apprezzabile e doverosa tendenza al decongestionamento, con una diminuzione di 1.800 posti già alle soglie delle prime disposizioni adottate dal governo il 17 marzo, contenute nel decreto “Cura Italia”, che aveva introdotto una serie di misure alternative al carcere che avevano permesso la riduzione di circa 4.500 presenze nel periodo dal 19 marzo al 16 aprile, in base ai dati raccolti dal rapporto di Antigone”, sottolinea ancora Amnesty international Italia, che aggiunge:
“Dal mese di luglio invece la popolazione carceraria è tornata a a crescere, riducendo anche gli spazi per l’isolamento delle persone positive, a fronte di un aumento esponenziale dei contagi. Al 30 ottobre 2020 le presenze in carcere ammontavano a 54 mila 868 persone, 1.249 in più di fine luglio. E il nuovo Decreto Ristori approvato il 28 ottobre ha reintrodotto nuove misure per contenere i contagi nelle carceri sulla linea di quelle di marzo, ma con effetti più limitati e che hanno permesso ad oggi un calo di poco più di 1.100 presenze”. Numeri preoccupanti, che rendono ancora più grave l’aumento dei contagi “ormai riscontrato in più di 70 istituti penitenziari italiani. Al 22 novembre, il numero di detenute e detenuti positivi al Covid-19 era pari a 809 (di cui 27 sintomatici e 16 ospedalizzati), con già alcuni decessi registrati in varie regioni. Anche i contagi tra gli agenti e altri operatori penitenziari sono in continuo aumento, con 969 casi tra il personale della polizia penitenziaria e 73 tra il personale amministrativo e dirigenziale, secondo gli ultimi dati del Ministero della Giustizia. In linea con l’andamento dei contagi generale, la regione Lombardia resta la più colpita a livello nazionale anche per quanto riguarda le carceri, con molte altre regioni in grande affanno”. In tutto i contagi sono 1.851
Amnesty spiega che “nonostante solo alcuni istituti penitenziari rappresentino dei veri e propri focolai, il numero dei contagiati è molto più alto rispetto al picco registrato nella prima ondata della pandemia. Nel suo ultimo bollettino del 20 novembre, il Garante per i diritti dei detenuti ha segnalato che la maggior parte degli istituti lamentano la mancanza di spazi appropriati per l’isolamento delle persone detenute positive, in un contesto caratterizzato anche da scarsità di servizi sanitari e assistenza medica. A questa situazione esplosiva si aggiunge poi l’isolamento prolungato delle persone detenute, aggravato dalla nuova sospensione delle visite esterne nelle carceri. Sulla base delle Faq del Governo infatti, nelle regioni rosse “gli spostamenti per fare visita alle persone detenute in carcere sono sempre vietati, non potendo ritenere che tali spostamenti siano giustificati da ragioni di necessità o da motivi di salute”.
fonte: italiaoggi.it
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