La truffa del cibo ai detenuti “Un cartello di ditte per gli appalti d’oro”.
Oltre la procura si muovono Corte dei conti, Consiglio di Stato, Anac e Authority . Il Tar decide di annullare le forniture per l’Emilia.
La procura di Roma, la Corte dei Conti, l’ex garante dei detenuti di Roma e quello nazionale. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma anche il Consiglio di Stato, il Tar dell’Emilia Romagna e l’Anac. Da un po’ di tempo a questa parte sono in molti a occuparsi dell’alimentazione dei carcerati italiani e dei relativi appalti. E quasi sempre le vicende ruotano intorno a una società, la la Ditta Domenico Ventura Srl. Anche gli ultimi fatti, quelli che hanno portato l’Anac ad esaminare le mense destinate agli agenti della penitenziaria e il Tar emiliano ad annullare i decreti con cui la Ventura si era aggiudicata appalti per alcune forniture nei penitenziari di Bologna, Castelfranco Emilia, Ferrara, Forlì, Ravenna, Rimini, Modena e Reggio Emilia.
La Ventura non è una ditta come tante. È in mano a due fratelli, Umberto e Achille Ventura. Quest’ultimo è un ex campione di moto d’acqua, già al vertice della Federazione Italiana Motonautica e in passato presidente del Circolo Canottieri Napoli. I due fratelli fanno parte della Napoli che conta.
E anche la loro azienda è un colosso, almeno nel mondo delle forniture di vitto e sopravvitto, ovvero delle mense e degli alimenti extra acquistabili nei penitenziari. La Ventura ha centinaia di dipendenti, vince decine e decine di appalti e ha un fatturato che negli ultimi tre anni si aggira intorno ai 30 milioni di euro. Un colosso del settore capace di fornire con 2 euro e 39 centesimi colazione, pranzo e cena a un detenuto recluso nel Lazio.
Una cifra incredibile che adesso è stata aggiornata: 3 euro e 90 centesimi per carcerato. La somma tuttavia ha destato molta preoccupazione. Nella Capitale così, grazie alle denunce dell’ex garante dei detenuti di Roma, Gabriella Stramaccioni, e all’inchiesta del sostituto procuratore Giulia Guccione, è stato aperto un fascicolo e due persone al vertice della ditta Ventura sono finite nel registro degli indagati perché sospettate di non aver rispettato l’appalto allungando il latte dei detenuti con l’acqua, servendo carne avariata o preparando il caffè con i fondi.
Già nel 2021 la Corte dei Conti aveva ricusato il visto per i pasti all’interno del carcere di Rebibbia, dove l’appalto era stato vinto con « un ribasso del 57,98% sulla diaria pro capite di 5,70 euro». Tuttavia la Ventura è riuscita a vincere nuovamente il bando indetto in un clima di preoccupazione esternato anche da Mauro Palma, garante nazionale dei detenuti. Se un’azienda gestisce sia vitto che sopravvitto, è il patema, è facile che la scarsa qualità del primo porti i detenuti a rivolgersi al secondo, più oneroso dunque più redditizio.
Tutto ciò “incide su diritti fondamentali della persona detenuta”, spiegava il garante.
Nel frattempo anche l’autorità garante della concorrenza e del mercato era intervenuta. Apre un’indagine, è convinta che ci sia un cartello di imprese che ha trovato un sistema per dividersi gli appalti a tavolino. I comportamenti anomali avrebbero riguardato le gara per il Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia. L’Agcm poteva indagare fino al 31 marzo 2024. Ma gli è bastato arrivare al 12 giugno del 2023 per giungere a una conclusione: “Non sussistano sufficienti elementi per accertare la violazione”. Il caso è chiuso.
Ma si apre però un’altra partita: all’Anac. Nel maggio 2023 l’Ente esamina le mense “ obbligatorie nelle sedi degli istituti penitenziari, scuole e istituti di formazione del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria della Campania”.
Sarebbero emerse “numerose irregolarità”, scrive l’Anac. E poi c’è Roma, dove si indaga sulla qualità del cibo fornito, diverso da quello previsto dal capitolato. Pochi giorni fa anche il Tar dell’Emilia Romagna ha annullato i decreti con cui, mesi prima, erano stati affidati alla Ventura servizi in diverse carceri. L’ennesimo procedimento che non riguarda solo dinamiche aziendali, di mercato e di denaro pubblico, ma i diritti di chi, da dietro le sbarre, difficilmente riesce a far sentire la propria voce.
Nel mirino i contratti con la Ventura srl che ha il monopolio delle mense in carcere. Accertamenti anche sulla ristorazione destinata agli agenti penitenziari Rebibbia.
Le indagini sullo scandalo nel carcere romano hanno portato già a 2 indagati: carne avariata e latte allungato con l’acqua.
Fonte: La Repubblica Roma – Marco Carta – Andrea Ossino