Alice Sebesta era stata assolta per il terribile doppio omicidio per infermità mentale. Ora è di nuovo finita dentro per droga.
C’è anche Alice Sebesta, la cittadina tedesca che uccise in figli nel settembre 2018, all’interno del carcere di Rebibbia, tra le persone arrestate in flagranza di reato nel corso del blitz che ha portato a 55 arresti tra persone appartenenti a tre distinti sodalizi criminali di spacciatori dediti alla produzione e al traffico di droga.
All’epoca del fatto scioccante la Sebesta, cittadina tedesca di origini georgiane, era stata trovata a bordo di una macchina con i figli e due cittadini nigeriani dell’organizzazione. Nel bagagliaio, nascosti nelle borse con gli abitini dei bambini, c’erano 11 chili di marjiuana, che avrebbe dovuto portare, per l’organizzazione in Germania. Per questo era finita in carcere.
Il 18 settembre 2018, Sebesta uscì in giardino con le altre mamme detenute di Rebibbia e i piccoli, per poi rientrare nell’istituto poco prima dell’ora del pranzo: lasciò l’area verde, salì lungo i pochi gradini di ingresso e improvvisamente scagliò con violenza i bimbi sul selciato. La figlia, di soli sei mesi, morì in pochi minuti: inutile l’intervento degli operatori e il tentativo di rianimarla. Apparvero subito disperate le condizioni dell’altro bimbo, di un anno e mezzo, ricoverato all’ospedale Bambino Gesù e morto a due giorni di distanza. Mandata a processo, allora la Sebesta era stata assolta per infermità mentale. Ora è finita di nuovo dentro, arresta dai Carabinieri del Comando provinciale di Roma che hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal gip di Roma su richiesta della competente Direzione distrettuale antimafia, e che dispone il carcere per 55 persone: sono ritenute responsabili, a vario titolo, di appartenere a tre distinte associazioni, finalizzate a produzione traffico e detenzione di droga, e di falsità per induzione in errore del pubblico ufficiale.
Si tratta di 52 uomini e 3 donne, 27 cittadini albanesi, 23 nigeriani, 4 italiani e 1 gambiano. Le indagini, svolte dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia Roma Parioli, hanno consentito di accertare che la prima associazione di estrazione albanese importava ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo marijuana direttamente da Valona (Albania), poi smistata, grazie all’alleanza con le organizzazioni criminali di matrice nigeriana, in ambito nazionale ed europeo, con un sistema collaudato ed efficiente che si avvaleva di mezzi di trasporto quali treni e autobus. L’operazione è stata eseguita nelle province di Roma, Brescia, Modena, Macerata, Genova, Parma, Reggio Calabria, nonché all’estero in Germania, nella città di Kothen ed in Albania, a Valona.
Fonte: affariitaliani.it