Approvato lo schema di protocollo d’intesa tra Comune e Casa circondariale: i detenuti potranno ottenere anche certificati, carte di identità, atti di riconoscimento di paternità.
Uno sportello per i servizi demografici nel carcere di Bari: i detenuti potranno ottenere anche certificati, carte di identità, atti di riconoscimento di paternità. E si potrà pure celebrare il matrimonio. La giunta comunale ha approvato lo schema di protocollo d’intesa con la casa circondariale di Bari, in corso Alcide De Gasperi, per l’apertura dello sportello nella casa circondariale.
“Il Comune di Bari, l’ufficio del garante regionale e la casa circondariale di Bari, nel corso dell’ultimo triennio, hanno intrapreso una serie di interlocuzioni finalizzate a favorire l’esercizio dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile delle persone private della libertà personale – raccontano dal Comune – è emersa proprio la necessità di assicurare un’adeguata e tempestiva fruizione dei servizi comunali di anagrafe e di stato civile”.
Lo sportello, in particolare, sarà attivo a cadenza periodica, alla presenza di un ufficiale di anagrafe o di stato civile incaricato. La postazione di lavoro, in un ufficio messo a disposizione dalla casa circondariale, sarà collegata alla rete comunale per l’accesso ai Sistema informativo settoriale della popolazione e alla banca dati anagrafica.
“Crediamo che portare all’interno della Casa circondariale i servizi anagrafici, come pure i riti civili tra cui il matrimonio, sia un modo per agevolare la vita di tante famiglie che hanno un proprio congiunto in stato di detenzione e, così facendo, portare l’istituzione in un luogo deputato, oltre che all’applicazione della pena, anche e soprattutto alla reintegrazione sociale dei detenuti”, ha spiegato il vicesindaco e assessore comunale ai Servizi demografici Eugenio Di Sciascio.
“Sono molto contenta di questa opportunità, che rappresenta un’esperienza attualmente attiva solo in pochissimi altri istituti italiani – aggiunge Valeria Pirè, direttrice della casa circondariale – Si tratta di un’iniziativa di grande valore anche a livello simbolico perché, riconoscendo la non extraterritorialità del carcere rispetto alla città, la comunità e le sue istituzioni si fanno carico dei detenuti e del loro diritto di cittadini”.
Fonte: bari.repubblica.it