
di Leo Beneduci_ Tra poltrone di potere e disadattamento dei vertici il sistema penitenziario italiano mostra un preoccupante paradosso: mentre l’amministrazione si preoccupa del burnout degli agenti, chiude gli occhi davanti ai chiari segnali di disadattamento dei suoi vertici. Al DAP, l’unico “adattamento” visibile è quello alla poltrona del potere – pretesa diversa da quella disponibile e più prestigiosa di quella degli altri – mentre le vere emergenze del sistema restano irrisolte.
Il disadattamento si manifesta quotidianamente: relazioni riservate nell’era della trasparenza amministrativa, versioni alterate sulla situazione del carcere di Avellino, Sollicciano, Biella, Trento, rimozioni di comandanti mascherate da esigenze di servizio, telefonate informali per decidere il destino dei “nemici” e la garanzia degli alloggi di servizio agli “amici”.
Persino il sospetto (un’interrogazione ed un’agenzia di Renzi ad oggi non smentite dell’uso di software e procedure di intercettazione illegali da parte di organi della Polizia Penitenziaria, laddove Carabinieri, Polizia e Finanza avevano già smentito.).
Chi dovrebbe garantire il buon funzionamento del sistema mostra invece di non sapersi adattare ai più basilari principi della pubblica amministrazione.
L’ossessione per una poltrona, una macchina, un basco, un arredo più importante rivela tutta l’inadeguatezza di una gestione concentrata sull’ostentazione del potere invece che sulla risoluzione dei problemi reali. Mentre si discute di supporto psicologico per il personale in prima linea, nessuno si interroga sulla stabilità emotiva di chi, dalle stanze dei bottoni, dimostra ogni giorno di non saper adattare il proprio comportamento al ruolo istituzionale ricoperto.
È tempo di porsi una domanda scomoda ma necessaria: chi ha più bisogno di una valutazione psicologica? I poliziotti stressati dal lavoro in trincea e forse intercettati indebitamente o i dirigenti che trasformano il proprio ufficio in un palcoscenico per l’esercizio arbitrario del potere?
C’è del marcio a Largo Daga oppure quello che accade (ad es. 2 morti in sole 24 ore in Toscana) è l’ennesima dimostrazione di coloro che dall’alto arrancano sempre di più e attribuiscono agli altri responsabilità proprie non avendo la capacità di fare di meglio?
Anche Noi dell’OSAPP andremo fino in fondo.
Un grande abbraccio a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria