LIVORNO. Non solo i padiglioni che cadono a pezzi, il sovraffollamento dei detenuti, la carenza di agenti e, da sette anni, le telecamere fuori uso. Nel carcere delle Sughere, una settimana fa al centro delle cronache nazionali per l’evasione di un recluso dell’alta sicurezza, è emergenza igiene. La situazione più critica riguarda l’area sanitaria, che si trova sotto uno dei reparti «che versano in condizioni più critiche – spiega l’ex direttore del penitenziario, Carlo Mazzerbo – ovvero quello dei transiti, dove sono ospitate le persone in regime di custodia cautelare, che dovrebbe essere ristrutturato al più presto». L’infermeria ha seri problemi: oltre alla carenza di spazi – gli spogliatoi sono gli stessi per uomini e donne e mancano le uscite di emergenza – ci sono quelli igienici, dal momento che le pareti sono piene di muffa, in alcuni punti addirittura verdi per la crescita della vegetazione, i locali si allagano ogni volta che piove e non si conta ormai più la presenza di topi e blatte che infestano gli ambienti. I roditori, ormai, sono degli habitué del degrado e quando medici e infermieri si spostano da un’area all’altra della struttura spesso fanno loro compagnia attraversando i corridoi. Una situazione non più sostenibile, da tempo segnalata dall’Asl Toscana nord ovest al ministero della Giustizia, ma che finora non ha mai avuto soluzione. Come non hanno avuto soluzione tutte le altre criticità: fra queste la mancanza di poliziotti penitenziari (secondo i dati ufficiali 227 su un fabbisogno di 279, 52 in meno) e di personale amministrativo (24 effettivi, 35 quelli previsti, -11), il sovraffollamento dei detenuti (254, quando i posti disponibili al massimo sarebbero 181), l’assenza di un sistema di allarme anti-scavalcamento sui muri di cinta e il “cervellone” della videosorveglianza fuori uso dal 2017, l’anno dell’alluvione, a causa dell’allagamento del piano interrato. Ma non solo: da 15 anni in via delle Macchie non esiste una caserma per gli agenti (è chiusa perché cade a pezzi) e da 13 è off-limits l’area trattamentale, quella dove dovrebbero essere rieducati i detenuti, con gli educatori che lavorano altrove, dove possono. Non certo agevolmente, nonostante il loro massimo impegno. Un’emergenza che ormai da tempo hanno fatto presente a tutti i livelli sia i sindacati della polizia penitenziaria che quelli sanitari, consapevoli che si è ormai superato il punto di non ritorno. Per quanto riguarda il personale di sorveglianza ridotto all’osso – spesso i poliziotti, in tutte le Sughere, sono poco più di dieci per turno – i rappresentanti delle sigle sono sempre più preoccupati perché, con l’arrivo dell’estate e i piani ferie già definiti, si rischia veramente di non raggiungere il numero minimo di poliziotti al lavoro. Agenti che, appunto, non godono neanche il supporto dell’occhio elettronico, una carenza che ha permesso a Umberto Reazione, il trentaseienne detenuto di Pozzuoli catturato per fortuna a Roma Tiburtina dopo 24 ore dall’evasione, di fuggire indisturbato dal carcere scavalcando due muri perimetrali e forzando una sbarra della cancellata senza che nessuno, per un’ora, si accorgesse di nulla.
Rassegna Stampa OSAPPOGGI.it – Fonte: iltirreno.it