La ragazza di 16 anni venne uccisa, un coetaneo è nel carcere minorile accusato di omicidio. Lo sfogo del papà: “E’ sicuramente lui. Cellulare e social in una struttura detentiva? Assurdo”.
L’ultimo oltraggio a Chiara Gualzetti.
“Ho ricevuto immagini e post, pubblicati sui social, che, oltre a parole vergognose nei confronti di mia figlia, ritraggono anche foto scattate direttamente dal carcere minorile del Pratello“.
Vincenzo Gualzetti, padre di Chiara, la studentessa di 15 anni uccisa da un coetaneo il 27 giugno 2021 al Parco dell’Abbazia di Monteveglio, sulle colline bolognesi, è un fiume in piena.
E ora denuncia perché, spiega, in una di quelle immagine ricevute vi sarebbe pure ritratto, mentre fa il simbolo della vittoria con la scritta ’killer’ e un cuore rosso, anche il giovane accusato di avere ucciso a coltellate Chiara e oggi a processo per omicidio pluriaggravato. “È sicuramente lui – sostiene Vincenzo – mi sembra assurdo che si possano usare i social da una struttura detentiva. Qualcuno me lo deve spiegare e lo faccia in fretta”.
“Lui”, 17 anni, domani si ripresenterà davanti al gup dei minori Anna Filocamo per essere giudicato in abbreviato, in particolare dopo il deposito della perizia psichiatrica superpartes che ha confermato la sua piena capacità di intendere e volere. “Come già ampiamente scritto – continua il papà di Chiara – mesi fa pure dal consulente della Procura minorile. I demoni che avrebbe sentito nella sua testa prima e nel momento dell’assassinio di mia figlia sono una sua balla colossale. È ora di finirla di sostenere l’insostenibile”. Il baby killer – amico di Chiara ed ex stagista del padre – reo confesso, raccontò agli inquirenti di avere inferto le cinque fatali coltellate perché spinto dalla “voce” di un “demone” satanico, “Lucifer, che mi parla da quando avevo 12 anni, dicendomi di agire in modo aggressivo verso gli altri, fisicamente e psicologicamente. Insisteva affinché uccidessi qualcuno”. In quella maledetta domenica di fine giugno, l’allora sedicenne aveva messo nello zaino un coltello, aveva chiesto a Chiara di uscire assieme e, ai piedi dell’Abbazia di Monteveglio, un chilometro di distanza dalla casa dei Gualzetti, l’aveva colpita da dietro al collo e al petto, per poi accanirsi con calci e pugni, lasciandola esanime in una pozza di sangue. Poi i deliranti messaggi vocali inviati su WhatsApp ad alcuni amici (“L’ho fatto, mi stava troppo addosso“).
Fonte: ilrestodelcarlino.it
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