“Quando un ragazzino mette a rischio la vita di un proprio coetaneo per un cellulare, non c’è più da scherzare. Bisogna mandarlo in galera. Tutto il resto sono chiacchiere”.
Affermazioni che giungono a seguito di una sequela impressionante di accadimenti a livello territoriale che non possono lasciare indifferenti, soprattutto se analizzati nei numeri. Come riporta il quotidiano “Il Mattino” sulla sua edizione in edicola oggi.
“negli ultimi sei mesi sono stati 62 i ragazzini arrestati tra Napoli e provincia per violenze, uso di armi, risse o minacce. Si viaggia ad un ritmo di 10 minori arrestati ogni mese, percentuali altissime rispetto alle altre città, nonostante il fenomeno delle violenze minorili sia in crescita su tutto il territorio nazionale”.
Ma non è tutto: secondo ricerche recenti, a Napoli un ragazzino su tre gira armato, con coltelli, tirapugni e bastoni telescopici. In più, fra Napoli e provincia sono stati circa 300 i minori denunciati per violenze (50 al mese), “ma le misure cautelari o restrittive scattano soltanto nel 30 per cento dei casi”.
Sempre su “Il Mattino”, si legge il prosieguo del discorso di De Luca: “Si è perso il principio di autorità. Ci sono ragazzini che si rifiutano di mostrare i loro documenti se fermati dai carabinieri. Bisogna evitare il buonismo. Sono convinto che un ragazzo di 16 o 17 anni sappia cosa è il bene e cosa è il male. Per questo io sono per avere polso fermo nei confronti di chi, anche giovanissimo, delinque”.
Rispetto al patto educativo, promosso dall’arcivescovo Battaglia e firmato pochi giorni fa da Ministero, Regione e Comune, il presidente ha sottolineato che “non basta. Sono cinque anni che investiamo risorse nel programma ‘scuola viva’ per tenere aperte le scuole di pomeriggio nei quartieri a rischio. Stiamo facendo di tutto per il lavoro di educazione e socializzazione, che è sicuramente prezioso. Però si arriva a un punto nel quale devono intervenire i carabinieri senza tanti fronzoli”.
Fonti:ilsussidiario.net
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