Il Prap stoppa nuovamente i nuovi ingressi nel carcere bolognese. Il Garante: “Costante condizione di sovraffollamento”. Intanto, l’amministrazione interviene sulla riapertura dell’articolazione salute mentale: “Personale sanitario garantito e programmazione quotidiana”.
Stop ai nuovi ingressi per la saturazione degli spazi detentivi: il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria Emilia-Romagna e Marche chiude nuovamente le porte dell’istituto penitenziario bolognese. I nuovi arresti saranno dirottati su Modena. E se a dicembre la scelta era legata al boom di contagi, oggi la motivazione alla base è il sovraffollamento: circa 750 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 500. “Una situazione – si legge nella nota del Garante comunale Antonio Ianniello – anche dovuta alla contemporanea chiusura in via precauzionale di diverse sezioni detentive, essendosi riscontrati casi di positività all’interno. Il numero delle persone detenute positive è al momento limitato: sono 5”. Al netto del calo della popolazione detentiva registrato durante il primo lockdown, oggi “risulta costante la condizione di sovraffollamento, il cui trend nel recente periodo è anche in crescita. Questo potrebbe incidere sull’aggravamento del rischio sanitario: la mancanza di distanziamento fisico può evidentemente fungere da acceleratore della diffusione del contagio”. In chiusura di nota, il garante sottolinea la partenza della campagna di vaccinazione degli operatori penitenziari e anche di parte dei volontari, e aggiunge: “Si spera che a breve possa anche iniziare quella destinata alle persone detenute così che la comunità penitenziaria possa essere messa in sicurezza sanitaria”.
Nel frattempo è arrivata la risposta dell’amministrazione dell’istituto bolognese alle segnalazioni, arrivate da più parti, della riapertura (dopo lavori di manutenzione) dell’articolazione mentale della sezione femminile.
“Manca personale sanitario ,nell’ambito dell’individuazione delle cosiddette sezioni Covid – si legge nella nota indirizzata ai sindacati di categoria – la proposta di questa Direzione di utilizzare la suddetta sezione per ospitare detenute eventualmente positive non è stata accolta, così come quella di utilizzarla per la stessa finalità l’istituenda sezione nido. Pertanto, una volta terminati i lavori, è tornata alla destinazione originaria”. Segue la specifica delle figure sanitarie presenti secondo quanto riportato dall’Azienda Usl: dall’11 al 17 febbraio un operatore sanitario è sempre stato presente sia nel turno del mattino, sia in quello del pomeriggio.
Dal 26 febbraio, poi, “è assicurata la presenza di 2 operatori sanitari sulle 12 ore e un operatore durante le ore notturne dedicato alle richieste provenienti dall’articolazione. Le attività sono state organizzate dopo un lavoro di gruppo che ha prodotto un programma condiviso con il personale sanitario del carcere e, per assicurare l’obiettivo rieducativo, è stato creato un programma giornaliero/settimanale dove i diversi operatori dell’equipe entrano a orari precisi per effettuare le loro attività”. In un secondo momento, riporta la nota, è stata modificata la turnistica prevedendo la presenza, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, di due operatori sanitari e il sabato e la domenica la presenza di un operatore, oltre che dell’infermiera per la somministrazione delle terapie nell’area femminile. “Inoltre uno degli psichiatri in servizi è deputato a seguire in maniera specifica le detenute ospitate presso l’Atsm”.
La nota si chiude con l’assicurazione di un costante monitoraggio sulla situazione e a implementare, “una volta superata l’emergenza epidemiologica, gli incontri di coordinamento con il personale sanitario finalizzati a fornire al personale di Polizia penitenziaria utili strumenti di gestione delle specifiche situazioni”.
Fonte: difesapopolo.it
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