È una mattina del giugno 2018 quando i carabinieri salgono fino in Città Alta, sotto la Rocca, e si fermano sotto l’abitazione di Antonio Porcino, per 33 anni direttore del carcere di via Gleno, a Bergamo. Rappresenta il punto più alto di questa indagine con 16 indagati di cui ora la procura chiede il rinvio a giudizio. L’udienza è stata fissata per il 23 febbraio (gup Solombrino). Oltre a Porcino, figurano l’ex capo della Polizia penitenziaria Antonio Ricciardelli, il direttore sanitario Francesco Bertè, la responsabile dell’infermeria Adriana Cattaneo e altre figure di minore rilievo all’interno della casa circondariale. I reati contestati a vario titolo vanno dal falso alla truffa, peculato, tentata concussione e violenza sessuale (per l’ex direttore del carcere, assistito dall’avvocato Tropea).
I presunti ricatti sessuali erano stati denunciati da una psicologa del Sert di Bergamo e una detenuta. La prima aveva raccontato di una proposta indecente, ricevuta a febbraio 2016, per poter completare il suo percorso di specializzazione in psichiatria in via Gleno. A lei il direttore avrebbe fatto intendere che, se si fosse concessa, l’avrebbe ammessa al lavoro esterno. Tutto passava dall’ex direttore Porcino, nulla senza il suo si. Come nel caso dell’appalto all’azienda di Urgnano intestata a Mario Metalli che fornisce distributori automatici per il bar del carcere. Già ai tempi il titolare aveva ammesso di avere corrisposto a Porcino circa 20 mila euro per paura di perdere l’appalto. Nell’avviso di conclusione indagini sono elencati sette versamenti — due da 3 mila euro e cinque da 2.500 tra marzo 2015 e ottobre 2017 —, oltre a tre scatole di cialde Lavazza donate a febbraio 2018 e una quantità imprecisata di denaro ricevuta in due occasioni di nuovo tra febbraio e marzo 2018. L’ipotesi iniziale di corruzione è stata derubricata in induzione indebita per la disparità dei ruoli. L’accusa di peculato è per essersi appropriato, con la complicità di un agente della polizia penitenziaria, di almeno due water nuovi e di due tubi di grandi dimensioni. In un’altra occasione sarebbero state risme di carta. E in un’altra ancora avrebbe approfittato di un agente per fare trasportare due bombole di gas da ricaricare dalla casa in via della Rocca a Gorlago in orario di servizio. Ma secondo gli inquirenti Porcino avrebbe ottenuto farmaci sottobanco e gratis; ticket degli esami del sangue non pagato per non parlare dei finti periodi di malattia. Sono ipotesi di reato in concorso. Nel caso dell’ex comandante della Polizia penitenziaria viene contestato di avere aggiustato il registro dei colloqui dei detenuti.
Fonte: ilgiorno.it