Ancora un tentativo di introdurre telefonini carichi e con Sim per consentire ai reclusi di comunicare all’esterno.
In una busta avvolti nel polistirolo
Ancora una fornitura di microcellulari bloccata all’ingresso della Casa di reclusione di Asti.
I tre apparecchi erano destinati ad un detenuto in alta sicurezza, condannato per reati legati alla criminalità organizzata ed erano nascosti in una busta che era stata spedita dal padre.
La busta, confezionata ad arte, presentava in facciata una rigida cartolina di Castelvolturno in formato grande ma dietro era “inspessita” da un sottile strato di polistirolo dentro il quale erano state scavate a misura millimetrica le nicchie per nascondere i tre microcellulari carichi e completi di Sim. La busta era già stata ritenuta sospetta dalla poliziotta penitenziaria addetta al controllo e a dar conferma ai suoi dubbi è stato l’esito del passaggio sotto l’apparecchio ai raggi X che hanno rivelato la “sorpresa” della busta.
Il sindacato: «Una pratica che va sanzionata»
Leo Beneduci, Segretario Generale O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) dichiara: «Si tratta dell’ennesimo ritrovamento di telefoni cellulari che hanno reso l’Istituto una postazione telefonica contra legem. Dopo anni il legislatore ha previsto la fattispecie penale di introduzione e detenzione di dispositivi atti a comunicare con l’ esterno, (compresi i cellulari) che dovrebbe sanzionare effettivamente tale prassi consolidata, constatato il fatto che per l’amministrazione penitenziaria tale problematica non è stata mai risolta e financo affrontata. Come sindacato informeremo instancabilmente l’opinione pubblica di ulteriori ritrovamenti e sugli sviluppi di queste vicende che minano la sicurezza degli istituti penitenziari e di riflesso la sicurezza dell’intera collettività».
Augurandosi anche che l’amministrazione penitenziaria tenga benevolmente conto dell’operato del personale che ha impedito l’ingresso dei microcellulari e dunque la comunicazione all’esterno di persone socialmente molto pericolose.
Non è la prima volta
Quella della caccia ai telefonini è diventato quasi un triste “sport” considerando i casi in cui sono stati scoperti all’ingresso della casa di reclusione astigiana per la quale, ricordiamo, esiste in sospeso una richiesta di allargamento da parte del Dipartimento di amministrazione penitenziaria per ricavare almeno 200 posti in più.
Fonte: lanuovaprovincia.it