Nell’inchiesta dove è contestata la corruzione c’è un agente della penitenziaria, un detenuto e infine due parenti.
Inchiesta chiusa su una indagine che aveva portato alla luce, prima dei casi Petrus e Astice, una serie di favori all’interno della casa circondariale di Latina da parte di un agente di polizia penitenziaria di 50 anni, che è indagato insieme ad altre tre persone, un detenuto e due parenti di quest’ultimo. I reati ipotizzati sono quelli di corruzione e falso e i quattro indagati sono stati denunciati a piede libero nell’ambito di una inchiesta condotta dal pubblico ministero Giuseppe Bontempo. I reati ipotizzati sono: corruzione e poi anche falso. Secondo quanto contestato per dei fatti che si sono consumati nella primavera del 2018, l’agente ha consentito al detenuto di avere dei canali privilegiati in merito alle comunicazioni con i familiari, fuori dai binari regolamentari.
Secondo l’accusa l’agente di polizia penitenziaria ha compiuto degli atti contrari ai propri doveri di ufficio, violando alcuni articoli relativi all’assegnazione al lavoro dei detenuti, accettando da un detenuto la promessa di ricevere in cambio per il favore, una somma di denaro che non è stata quantificata ed è stata consegnata da un parente.
Tra le altre accuse contestate dagli inquirenti quella di attribuire ad una domanda di assunzione al lavoro nella casa circondariale di via Aspromonte, una data antecedente a quella del giorno in cui era stata compilata e sempre secondo l’accusa era una strategia per scalare in questo modo la graduatoria di anzianità di disoccupazione dell’ufficio lavoro e avere in questo modo l’assunzione in tempi più brevi rispetto a tutta la trafila.
Una volta che la Procura ha chiuso l’inchiesta, gli indagati hanno la possibilità di essere ascoltati dal magistrato inquirente o presentare delle memorie difensive, a seguire la Procura presenterà la richiesta di rinvio a giudizio.
Fonte: latinaoggi.eu