Sollicciano cambia ancora direttore. Fabio Prestopino, ai vertici del penitenziario fiorentino da tre anni, lascia Firenze e trasloca a Palermo, dove dirigerà il carcere dell’Ucciardone. Una notizia che non viene presa positivamente da buona parte dei reclusi, ancora una volta costretti a fare i conti con un cambio alla direzione.
Un carcere, quello di Sollicciano, che non sembra trovare pace visti i continui avvicendamenti al vertice. Negli ultimi cinque anni, sono stati cinque i direttori che sono cambiati. E se per qualcuno il cambiamento è un segnale salutare per imprimere nuova linfa vitale e nuove idee, per tanti altri il cambiamento così repentino è sinonimo di malagestione e difficoltà organizzative nel lungo periodo.
In molti penitenziari italiani gli avvicendamenti alla direzione sono frequenti, ma raramente così repentini come è successo a Sollicciano. Una lunga direzione — l’ultima — fu quella di Oreste Cacurri, arrivato nel luglio 2003 e rimasto oltre dieci anni.
Dopo di lui arrivò Marta Costantino, che però lasciò la direzione dopo soli nove mesi tornando a ricoprire un ruolo a Roma. Fu poi la volta di Loredana Stefanelli, ma anche lei durò pochi mesi.
Nel 2017 ha varcato la direzione di Sollicciano il direttore Carlo Berdini, ma anche lui è rimasto pochi mesi e veniva a Firenze soltanto un paio di volte alla settimana visto il suo impegno come direttore del carcere di Parma. Poi è stata la volta di Prestopino.
E adesso? Per tre mesi come direttrice provvisoria dovrebbe arrivare Antonella Tuoni, attuale direttrice dell’adiacente carcere di Solliccianino ed ex direttrice dell’Opg di Montelupo. E dopo? Ancora nessuna certezza.
Un problema, quello della direzione ballerina, confermato anche dallo stesso Prestopino, che lascerà ufficialmente il carcere tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre: «È vero che il cambio continuo può essere un problema, ritengo però che un avvicendamento, magari non così veloce, possa essere salutare affinché al carcere si possa dare un contributo diverso».
Sono tante le partite aperte e i problemi ancora irrisolti nel carcere, primi fra tutti quelli del sovraffollamento e quelli dell’obsolescenza della struttura. Lo dice anche il direttore che sta per andarsene: «Il problema strutturale è quello principale, seguito dalla necessità di un rafforzamento del team di dirigenti e funzionari attualmente carente».
Ma Prestopino si lascia alle spalle anche risultati positivi, come la recente realizzazione della seconda cucina e l’istituzione, unica in Italia, del consiglio dei detenuti, un organo consultivo formato da 34 reclusi che dialoga costantemente con la direzione. Prestopino ha guidato il carcere nel momento del lockdown e della pandemia, e certo non è stato semplice, soprattutto quando andò in scena, la scorsa estate, una violenta protesta dei detenuti che appiccarono il fuoco nei corridoi bruciando e spaccando quello che trovavano a portata di mano. La rivolta fu domata e fortunatamente rientrò.
«Sono felice di andare in un penitenziario prestigioso come quello di Palermo — ha detto infine Prestopino — ma sono allo stesso tempo dispiaciuto di lasciare Sollicciano, dove sono costretto a salutare validi operatori e un ottimo comandante».
Fonte: corrierefiorentino.corriere.it
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