Le criticità della struttura penitenziaria tarantina ancora una volta denunciata dal sindacato OSAPP.
Giro di vite della polizia penitenziaria sull’immissione nel carcere di Taranto e Lecce di stupefacenti e microtelefoni, un fenomeno, quest’ultimo, che è più facile da combattere da quando è stato colmato un vuoto normativo, introducendo il reato specifico di “accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti”.
Queste le dichiarazioni di Pasquale Montesano, segretario generale aggiunto OSAPP (Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria): “In data 24 marzo nel corso di una perquisizione straordinaria in un reparto detentivo del circuito alta sicurezza (criminalità organizzata), sono stati rinvenuti dai poliziotti in servizio presso il carcere di Taranto n.2 microcellulari ancora funzionanti completi di caricabatteria e scheda Sim.
Il primo è stato rinvenuto all’interno del water della camera di pernottamento di un detenuto di origini tarantine, avvolto nella carta igienica sotto il livello dell’acqua; il secondo ritrovamento, che ha coinvolto un altro detenuto di origini napoletane ristretto in un’altra stanza, sarebbe stato più rocambolesco in quanto lo stesso nonostante fosse rimasto senza indumenti continuava a far suonare il metal detector in dotazione alla Polizia penitenziaria.
A questo punto con l’ausilio anche di un operatore sanitario il detenuto faceva venire fuori dall’ano sia il micro telefonino che il cavo caricabatteria”.
“L’obiettivo sindacale – prosegue Montesano – è quello di portare all’attenzione del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria come delle restanti Autorità politiche la disastrosa e drammatica situazione del sistema penitenziario in Puglia, le inottemperanze in tema di relazione tra le parti e nell’equa e trasparente gestione del personale, il quale con l’emergenza e gli effetti del COVID 19, si trova oggi ad affrontare ulteriore grave disagio legato all’apertura del nuovo reparto di Taranto, come avvenuto per Lecce e Trani, in una struttura già estremamente gravata dallo straordinario affollamento e la gravissima carenza degli organici.
Evidente il quadro per gli aspetti correlati alla dotazione organica necessaria per far fronte all’incremento della
capienza detentiva ordinaria, tanto da determinare decisione prive di attenzione per le risorse disponibili e per
tutte le dinamiche legate alla sicurezza e alla funzionalità, per l’utenza e principalmente per il personale di
Polizia penitenziaria sottoposto ad ulteriore sacrificio, sotto organico, senza vestiario, senza formazione, senza
vedersi retribuire servizi di missione e straordinari, senza vedersi riconosciuto il diritto alle ferie, soggetto a
aggressioni e non solo, comunque in uno scenario drammatico che potrebbe determinare svolte di estrema
pericolosità e di stress da lavoro correlato per precise responsabilità dell’amministrazione penitenziaria
regionale e della fallimentare politica di governo”.
Continua Il sindacalista: “La regione Puglia può ospitare a pieno regime strutturale 2284 detenuti mentre allo
stato ne ospita circa 3400 e registra una carenza negli organici tra 300 unità di cui tra le cui 80/100 solo a Taranto. Come la lotta alle mafie foggiane è diventata una questione nazionale per il Governo deve diventare un caso nazionale il disagio degli uomini e donne della Polizia penitenziaria pugliese , nella circostanza di Taranto, e del sistema penitenziario.
Ulteriore campanello d’allarme per la Puglia, senza sicurezza a rischio tutto il sistema, la sofferenza lavorativa degli uomini e donne della Polizia penitenziaria deve essere nell’immediato obiettivo di interventi non più rinviabili anche rispetto alla drammatica situazione determinata dal COVID 19.
Il nostro plauso continua ad andare agli uomini e donne della Polizia penitenziaria che nonostante la drammaticità del momento con alto senso di responsabilità e sacrificio continuano a garantire la sicurezza del carcere e della cittadinanza”.
Fonte: corriereditaranto.it
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