Viterbo – Droga in carcere, condannato a un anno di reclusione il padre di un detenuto. Gli avrebbe “passato” la sostanza dentro un bicchiere d’acqua che il figlio ha prontamente bevuto trattenendo in bocca lo stupefacente.
Imputato un pluripregiudicato di 55 anni, M.R., con precedenti per rapina, estorsione e spaccio, attualmente agli arresti domiciliari, esponente di spicco della criminalità pontina, in passato ritenuto legato alla banda della Magliana.
Di Latina anche il figlio, M.R., un 24enne detenuto a Mammagialla, condannato in primo grado all’ergastolo e a 24 anni di reclusione in appello per un omicidio commesso a 18 anni, quando sequestrò e uccise un camionista 28enne romeno il cui cadavere venne ritrovato all’interno di un’azienda agricola, in una cisterna per la raccolta di liquami.
Il 13 settembre 2017, durante un colloquio cui erano presenti anche la madre e la sorella incinta, il padre avrebbe passato al figlio due involucri di lattice contenenti complessivamente 11 grammi di suboxone, la sostanza sintetica che viene data agli eroinomani nei Serd, al centro di un fiorente mercato nero, per via del basso costo, 5 euro a pasticca, che diventano 80 euro se spacciata in carcere.
L’imputato si sarebbe sfilato dai pantaloni le pasticche, infilate nelle dita tagliate di un paio di guanti in lattice, quindi avrebbe fatto scivolare gli involucri in un bicchiere di carta pieno d’acqua, che il figlio detenuto avrebbe prontamente ingollato, sotto gli occhi del personale della penitenziaria addetto a vigilare da dietro un vetro sui colloqui.
“Il detenuto ha provato a inghiottire il suboxone, ma quando ha capito che lo avevamo visto lo ha rigurgitato. Erano pasticche del vecchio tipo, tonde con un otto stampato, tipo tachipirina, mentre le nuove sono esagonali con una spada. In auto ne abbiamo rinvenute altre cinque in un blister, che la moglie ha detto essere dell’imputato”, ha spiegato uno degli agenti intervenuti.
“Nelle carceri il suboxone va per la maggiore, perché trattandosi di una sostanza sintetica i cani non lo fiutano. E rende molto bene, in quanto costa poco e si rivende a parecchio”, ha proseguito il testimone.
Il pubblico ministero Stefano d’Arma ha chiesto che il 55enne venisse condannato a due anni di reclusione e seimila euro di multa. Il collegio ha condannato l’imputato a un anno e 1500 euro di multa.
Fonte: tusciaweb.eu