La terza ondata di Covid-19 entra nelle carceri italiane. Dove ad essere colpiti sono sia i detenuti, sia gli agenti. Mentre le vaccinazioni vanno a rilento. Ecco cosa sta succedendo e come evitare che eplodano queste “bombe epidemiologiche”.
Il carcere, ai tempi della pandemia. La marea montante dei contagi non sta risparmiando le patrie galere, dove un anno fa scoppiarono decine di rivolte e persero la vita 13 detenuti, una strage senza precedenti, attribuita a overdosi di metadone e psicofarmaci (leggi anche Carceri italiane in rivolta: morti, violenze ed evasioni).
Il nuovo coronavirus in questi mesi ha ucciso altre persone, tra i carcerati e i carcerieri, e il bilancio provvisorio potrebbe aggravarsi. Il primo detenuto morto in Italia per Covid si chiamava Vicenzo Sucato, aveva 71 anni ed era finito dentro per reati di mafia.
Le vaccinazioni sono partite, ma a singhiozzo e in modo non omogeneo, stando a quanto denunciano fonti sindacali e addetti ai lavori. Una situazione resa ancora più instabile dalla sospensione temporanea dell’utilizzo dei vaccini AstraZeneca decisa il 15 marzo.
Nella prima decade di marzo il numero dei reclusi infettati dal coronavirus è salito del 17,1% e punta verso quota 500: dai 410 detenuti malati censiti il 1° marzo si è passati ai 480 del 10 marzo. Sono aumentati in modo rilevante anche gli agenti della polizia penitenziaria positivi (+21% in dieci giorni, da 562 a 680 casi).
Il tutto a fronte di oltre 52mila carcerate e carcerati stipati in 189 penitenziari (compresi 27 bambini, figli di mamme in cella), cui vanno aggiunti quasi 40mila custodi in divisa e circa 4mila tra dipendenti amministrativi e dirigenti (48 dei quali risultavano positivi alla ultima rilevazione pubblicizzata online, dell’8 marzo), più medici e infermieri. E poi ci sono i morti, tra i detenuti e tra i lavoratori.
L’associazione Ristretti Orizzonti (dossier Morire di carcere) dalla primavera 2020 a inizio marzo 2021 ha avuto notizia di 18 reclusi stroncati dal virus.
Potrebbero essere di più? Altre tragedie irrimediabili sono sfuggite al censimento informale? Sul sito del ministero di Giustizia il totale dei decessi non c’è, non nella pagine web con i monitoraggi settimanali visibili.
E non ci hanno rimesso la vita “solo” i detenuti. Dal pianeta carcere rendono noto che alla seconda ondata di contagi non sono scampati 4 medici penitenziari (Foggia, Massa, Brescia e Napoli) e almeno 10 poliziotti penitenziari, 3 dei quali a Carinola (in provincia di Caserta).
Fonte: osservatoriodiritti.it
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