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Carcere, le misure anti covid “infastidiscono” i criminali

LECCE- Nel periodo della pandemia sugli istituti penitenziari si è concentrata l’attenzione delle Procure. 

Le norme anti-covid adottate nel periodo della pandemia nel carcere di Lecce hanno infastidito i criminali. Alla polizia penitenziaria sono state segnalate “pressioni” da parte di soggetti appartenenti al crimine organizzato affinché fossero effettuati colloqui in carcere nelle modalità normali, ovvero quelle antecedenti al periodo dell’epidemia. Le barriere anti contagio attualmente previste ed installate non sono gradite, e il motivo è presto detto: impediscono il passaggio fraudolento di cose e scoraggiano le comunicazioni compromettenti. Le posizioni sul tavolo del colloquio risultano vincolate e quindi favorevoli ad un’eventuale attività di captazione.

La situazione è stata segnalata nella relazione a firma del presidente della Corte d’Appello di Lecce Lanfranco Vetrone in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021.

Durante il lock down inoltre sono stati segnalati, a livello nazionale, accordi tra diversi esponenti della criminalità organizzata detenuti in istituti diversi volti a pilotare le proteste che divampavano a macchia di leopardo in carcere con lo scopo di aprire un negoziato con l’Amministrazione penitenziaria sulla concessione dei benefici e sull’ammissione alle misure alternative alla detenzione o alcuni vantaggi: chiamate Skype e corrispondenza telefonica oltre i limiti imposti dall’ordinamento penitenziario.

In tutto il distretto, in ogni caso, i collegamenti da remoto sono stati resi operativi e i detenuti hanno avuto la possibilità di continuare i colloqui con familiari e difensori. Inoltre i casi di diffusione del covid a danno di detenuti e operatori penitenziari sono stati davvero pochi e tutti controllati in maniera efficace.

A Taranto la criminalità ha cercato contatti con i detenuti in modi ingegnosi. È stato infatti intercettato nei pressi dell’istituto penitenziario un drone con il quale qualcuno stava cercando di introdurre dei cellulari . Per questo la struttura è stata dotata di un sistema di rilevazione anti- drone e di apparecchiature di rilevazione di cellulari. A Lecce sono stati sequestrati numerosi microcellulari i con i quali la criminalità organizzata e mafiosa tiene i collegamenti con l’esterno.

Sempre a Lecce, di recente ( e anche questo è stato evidenziato nella relazione) sono stati trasferiti soggetti ritenuti affiliati alle cosche catanesi, a “Cosa nostra” e alla ‘ndrangheta calabrese. E con le mafie tradizionali la criminalità salentina continua a tenere interrelazioni organiche.

 

 

Fonte: trnews.it

 

 

Redazione OSAPPoggi

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