Confermata la sanzione disciplinare a carico del detenuto che resta 25 minuti sotto la doccia, lasciando gli altri carcerati in attesa del loro turno, per dimostrare il suo alto grado nelle gerarchia mafiosa.
Tra le mura di un carcere sono tanti i modi per imporre la propria leadership sul gruppo, compresa una doccia a oltranza, malgrado i solleciti ad uscire dell’agente di custodia.
Prove di forza che la Cassazione (sentenza 22381) considera tanto inaccettabili da avallare la scelta di applicare al capo clan la sanzione disciplinare di 10 giorni di esclusione dalle attività comuni.
Per la Suprema corte, a fronte di un tempo per lavarsi stimato in circa 10 minuti, i 25 impiegati dal ricorrente erano la spia di un comportamento inaccettabile, perchè irriguardoso nei confronti dell’intera comunità penitenziaria e in contrasto con i principi sul corretto vivere civile.
Ad avviso dei giudici di legittimità era chiaro lo scopo di porsi, attraverso l’abuso, al di sopra delle regole penitenziarie e dei diritti degli altri detenuti. Nella sanzione pesa anche lo spreco dell’acqua: da evitare come l’affermazione del ruolo di vertice del clan.
Fonte: ilsole24ore.it
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