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CARCERE REGGIO EMILIA – 20 detenuti a processo per rivolta 8 marzo 2020

Dopo l’inchiesta la procura pronta a chiedere i rinvii a giudizio. I reati contestati sono danneggiamento, resistenza e lesioni.

Venti detenuti indagati per la rivolta del carcere dell’8 marzo 2020. La procura di Reggio Emilia ha chiuso le indagini e ora si appresta a chiedere il rinvio a giudizio.

I reati contestati, a vario titolo, sono danneggiamento, in alcuni casi mediante incendio, e resistenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. Tra le aggravanti in molti casi c’è quella di aver commesso il fatto nel corso di una manifestazione di protesta in un luogo aperto al pubblico (perché le celle e il carcere in generale sono considerati tali).

Molti degli indagati sono stati trasferiti dopo quegli episodi di violenza. Le persone che andranno a processo sono di varie nazionalità: si tratta di due italiani, sei tunisini, sei albanesi, due nigeriani, un gambiano, un moldavo, un georgiano e un uruguaiano.

I disordini erano scoppiati nella IV sezione del carcere di via Settembrini, in un contesto di generale rivolta delle carceri italiane durante le fasi calde della pandemia.

I detenuti avevano fatto delle barricate con le brande di ferro e poi avevano incendiato materassi, lenzuoli e stracci.

Per sedare le proteste erano intervenuti anche Poliziotti e Carabinieri, alcuni dei quali rimasero feriti (tra loro anche il Vicequestore Aggiunto Domenico De Iesu, che rimediò una prognosi di cinque giorni).

Ad accendere la miccia della rabbia dei reclusi era stata la decisione, entrata in vigore in tutta Italia, di sospendere le visite dei familiari, e non solo. Un provvedimento temporaneo, preso dal Ministero della Giustizia per motivi prettamente sanitari.

A Reggio la protesta era partita con toni pacifici, ma con il passare delle ore era degenerata.

Verso le 22 la situazione era diventata decisamente incandescente e gli Agenti di Polizia Penitenziaria, inferiori per numero rispetto ai detenuti, avevano chiesto aiuto a Carabinieri e Polizia. Alcuni detenuti avevano desistito da ogni violenza, mentre altri avevano posto in atto resistenza.

 

 

 

Fonte: gazzettadireggio.gelocal.it

Redazione OSAPPoggi

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