Sovraffollamento, picchi di contagi, criticità strutturali: focus sulla situazione della casa circondariale di via Settembrini.
Il focolaio Covid scoppiato nel carcere di via Settembrini, con circa 150 contagiati e una settantina di positivi fino a qualche giorno fa, ha fatto convergere gli sguardi su ciò che accade all’interno dell’istituto penitenziario reggiano.
Istituto in cui, non dal 2020 e non solo a causa del Covid, la situazione è complicata e tutt’altro che rosea.
Dopo il sovraffollamento critico raggiunto nel triennio 2017-2019, con un picco di +146,5 per cento, nel 2020 la popolazione carceraria dell’istituto penale di Reggio Emilia ha subìto un calo che ha fatto scendere la percentuale di oltre 20 punti rispetto al 2019. Con una significativa diminuzione anche i detenuti stranieri, che ora sono 197.
Eppure a Reggio Emilia continuano a esserci una settantina di detenuti in più del dovuto (al 31 dicembre del 2020 i detenuti presenti erano 367, su una capienza regolamentare di 294) e, soprattutto, sezioni particolari che rendono più difficile la gestione complessiva.
Alla Pulce è infatti presente una sezione femminile (che, sempre stando ai dati del 31 dicembre 2020, ospita 16 detenute), una per transessuali e l’articolazione per la Tutela della salute mentale (Atsm), suddivisa a sua volta in due sezioni, Centauro e Andromeda.
Al 31 dicembre 2020 i detenuti nell’articolazione di salute mentale erano 45, mentre sono state 74 le persone ricoverate complessivamente nel corso dell’anno.
Criticità affrontate dalla Gazzetta in un colloquio con Marcello Marighelli, garante regionale delle persone private della libertà personale, nominato dall’assemblea legislativa della Regione il 12 dicembre del 2016, e che rimarrà in carica fino al prossimo dicembre .
Fonte: gazzettadireggio.gelocal.it