Il 70 per cento delle persone detenute ha ricevuto la prima somministrazione del vaccino Moderna, vale a dire 3954 su 5648 detenuti presenti nei 14 istituti di pena del Lazio il 6 maggio.
E’ questo il dato trasmesso dal Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria di Lazio, Abruzzo e Molise al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa.
La maggiore percentuale di somministrazioni effettuate riguarda il “Mammagialla” di Viterbo, con il 98,5 per cento di persone vaccinate (589 detenuti vaccinati su 598), seguito da Cassino, con il 92,1 per cento (164 su 178), e dalla Casa di reclusione di Rebibbia con l’87,7 per cento (286 su 326).
“Si tratta di un significativo successo della campagna vaccinale predisposta dalla Regione Lazio – ha commentato Anastasìa – che ancora può crescere, in occasione delle seconde somministrazioni previste in questo mese di maggio. A questo punto si apre il tema della ripresa in condizioni di sicurezza delle attività trattamentali e dei colloqui in presenza con i familiari. Attendiamo al più presto indicazioni in tal senso da parte dell’Amministrazione penitenziaria”.
Sul fronte della diffusione del virus si registra un ulteriore calo dei casi di positività nelle carceri del Lazio. Secondo quanto comunicato al Garante dalla Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria – Area rete integrata del territorio, si riduce ancora il numero di persone detenute positive al coronavirus: a fronte dei 40 casi tre maggio, il 10 maggio sono stati registrati 17 casi in tutto: 14 detenute positive nel carcere femminile di Rebibbia (la scorsa settimana erano 33), un caso a Civitavecchia Nuovo complesso, un caso a Rieti.
“Una lezione che ci ha insegnato l’emergenza è la necessità di sfruttare la tecnologia in carcere, per le comunicazioni con familiari e avvocati, per l’assistenza sanitaria e per le attività di formazione e reinserimento sociale”, ha proseguito Anastasìa, ricordando che la Regione Lazio per il 2021 ha stanziato 600 mila euro per la connettività e le attività digitali in carcere. “Si possono intensificare le relazioni familiari e migliorare l’assistenza sanitaria. C’è tutta la questione dell’istruzione e della formazione: la didattica a distanza, la formazione professionale, l’idea che il carcere possa svolgere una funzione rieducativa utilizzando la tecnologia. Occorre realizzare infrastrutture di rete – ha concluso Anastasìa -, per consentire le comunicazioni a distanza con istituti scolastici, servizi, patronati e tutte le realtà che ormai lavorano interamente in rete”.
Fonte: tg24.info
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