È il secondo caso in pochi giorni che finisce davanti al giudice di Ferrara. Una delle prime sentenze emanate in Italia dopo l’introduzione della legge che sanziona con pena detentiva il possesso di un dispositivo mobile di comunicazione all’interno di un carcere da parte di un detenuto.
Anche questa volta l’imputato – G.S., origine moldava – è un recluso che sconta una lunga condanna (per omicidio volontario, fatto avvenuto in un’altra città).
Gli Agenti della Polizia Penitenziaria lo hanno sorpreso mentre messaggiava nella cella che gli è stata assegnata utilizzando un telefono cellulare.
Come è avvenuto anche nel processo precedente la scoperta del telefonino è stata seguita dal sequestro e dalla direttissima in tribunale che si è svolta ieri mattina con un’udienza presieduta dal giudice Silvia Marini. In aula, oltre all’imputato, l’avvocato che ha curato la sua difesa, Denise Mondin, e la vice procuratrice onoraria Sheila Davi (pm togato Isabella Cavallari). L’imputato ha patteggiato la pena di un anno che va a sovrapporsi a quella che sta già scontando.
Fonte: lanuovaferrara.gelocal.it
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