
di Leo Beneduci_ Si dava ormai per certo, dopo il nulla osta da parte del CSM e un curriculum ritenuto ampiamente soddisfacente, mentre una serie di adeguamenti negli incarichi di primaria importanza al DAP risultavano pienamente graditi sia dalla compagine di Governo che dal Dicastero di Via Arenula, quest’ultimo gratificato da alcune clamorose scelte in materia di personale fatte già nel precedente Governo. Le previsioni indicavano che due donne avrebbero assunto le principali funzioni del Dipartimento di Largo Daga a Roma. Sulla carta, una vera e propria rivoluzione che avrebbe fatto il paio con la precedente nomina di Giusi Bartolozzi a Capo di Gabinetto del Ministero (pur non essendo la prima donna a ricoprire tale incarico). In sostanza, si prospettava un’assoluta sintonia di propositi e metodologie nella triade rosa-nero composta dalla stessa Bartolozzi, dal Sottosegretario Delmastro quale torre di controllo e dalla “papabile” Capo del DAP, Lina Di Domenico. Eppure, qualcosa non è andato nella direzione attesa, sorprendendo persino il Guardasigilli Nordio che, come prassi, da bravo ex PM, sulle carceri si sta dimostrando particolarmente distratto, avendone lasciato, “mani e piedi”, la completa gestione ai due sottosegretari delegati. Giornali e agenzie di stampa, quindi, hanno iniziato a riportare indiscrezioni secondo cui, nonostante che il braccio di ferro prosegua ai massimi livelli istituzionali, i nomi che circolano ora sarebbero diversi. Si parla, soprattutto, di una figura di prestigio con profilo ed esperienza in ambito internazionale.
Non è stato un caso che, con una punta di ironia, avessimo già indicato l’ufficio di “controllo” assunto da Delmastro al quarto piano del DAP (sopra quello del capo Dipartimento). Nel frattempo, sotto la guida degli attuali vertici (che continuano a mostrare difficoltà nella conduzione delle carceri), si profilano ulteriori novità negative per la Polizia Penitenziaria, lasciata sempre più sola e sprovvista rispetto alle emergenze incombenti. Probabilmente ciò accade anche perché chi ha temporaneamente assunto, in assoluta e controversa solitudine, la responsabilità del Corpo si sente rafforzato dall’assenza di un’adeguata opposizione/reprimenda di natura sindacale, con la sola eccezione della Sigla per cui queste pagine vengono elaborate. Sarebbe interessante conoscere, magari attraverso un apposito sondaggio che potremmo realizzare presto, cosa pensino i Poliziotti Penitenziari dell’attuale gestione del DAP e della discussa mascotte che è stata adottata.
Un fraterno saluto a tutti.-
Leo Beneduci – Segretario generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP