Sarà la procura generale di Torino a completare le indagini e mandare a processo gli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Ivrea, accusati di aver pestato e vessato i detenuti. “Le indagini espletate dalla Procura della Repubblica di Ivrea appaiono sotto vari profili carenti” scrive il procuratore generale Francesco Saluzzo che, ieri, ha firmato il provvedimento di avocazione di tre delle quattro inchieste sulle violenze per le quali il procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando, aveva chiesto l’archiviazione. Parole pesanti quelle sottoscritte da Saluzzo e dal sostituto Otello Lupacchini.
Da anni il garante dei detenuti eporediese, Armando Michelizza prima e ora Paola Perinetto, e l’associazione Antigone si battono perché non si spenga la luce su quanto è accaduto nel carcere tra il 2015 e il 2016. “Ci abbiamo riflettuto bene prima di chiedere l’avocazione perché era qualcosa di non scontato. Sui 4 procedimenti però abbiamo visto un rallentamento eccessivo e azioni che non venivano fatte dalla procura di Ivrea” racconta l’avvocata Simona Filippi che difende l’associazione Antigone. “C’è molta soddisfazione per la decisione della procura generale che ha deciso su tre delle quattro richieste di avocazione” aggiunge l’avvocato Marialuisa Rossetti che rappresenta la garante di Ivrea. C’è attesa rispetto alla quarta richiesta di avocazione, quella che riguarda la repressione violenta delle proteste nel carcere, avvenuta tra il 25 e il 26 ottobre 2016, e denunciata per prima da Repubblica che aveva raccolto una lettera dei detenuti pubblicata da InfoAut.
La procura di Ivrea aveva ritenuto che non ci fossero elementi per chiedere un processo, ma ha sempre manifestato soddisfazione perché con l’indagine si sono fermati gli episodi di violenza. La procura generale di Torino però non è dello stesso avviso: “Contrariamente a quanto si sostiene nella richiesta di archiviazione è presente documentazione medica in ordine alle lesioni riportate dal detenuto giunto in infermeria per essere medicato per escoriazioni e sanguinamento nasale” quando, scrivono Saluzzo e Lupacchiotti “presentava numerose escoriazioni su gambe, braccia e polsi (manette) e ha riferito di essere stato immobilizzato a trasporto di peso da alcuni agenti di polizia penitenziaria. Nessuna indagine è stata svolta per circostanziare i fatti e i maltrattamenti con riguardo”.
L’elenco delle mancanze, già denunciate dal garante e da Antigone, l’associazione che si occupa della difesa dei detenuti, è lungo: “Le uniche indagini svolte si sono concretizzate nell’acquisizione, presso la Casa circondariale di Ivrea, del registro delle sanzioni disciplinari, da cui risulta che dal 7 al 17 agosto 2015 il detenuto è stato sottoposto a isolamento, in esecuzione di quanto deliberato dalla direzione della casa circondariale di Vercelli, dunque, in mancanza di qualsiasi indagine volta a fissare il quando del pestaggio asseritamente patito dal detenuto” scrivono ancora dalla procura generale. Una degli aspetti criticati riguarda anche un’altra scelta di Ferrando: “Per lo svolgimento delle indagini si è avvalso della Polizia penitenziaria del carcere di Ivrea, alla quale appartengono gli indagati e le persone che, in virtù degli esiti di tali indagini, avrebbero potuto essere indagate”. In realtà in procura a Ivrea sostengono che gli approfondimenti siano stati svolti dalla polizia.
Ora delle indagini si occuperà Torino e presto potrebbe partire il processo: “Pensiamo che già in questo provvedimento ci siano i presupposti per fare le indagini che non sono state fatte – ragiona l’avvocato Filippi – E pensiamo si possa arrivare a un rinvio a giudizio”.
fonte: torino.repubblica.it
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