Il 18 marzo del 1817 veniva infatti promulgato l’atto di nascita del Corpo, ossia quelle Regie Patenti che approvarono il “Regolamento della Famiglia di Giustizia modificato”. Le carceri del Regno Sardo furono divise in sette classi, secondo il numero degli organici dei Soldati di giustizia destinati a prestarvi servizio. A capo di ogni Famiglia era posto un ispettore che aveva il compito di controllare l’operato dei custodi e di visitare le carceri più volte durante la settimana “senza prefissione di giorno”.
Fu quello l’inizio di un lungo percorso che, dopo l’Unità d’Italia, è passato per i cinque regolamenti relativi alle diverse tipologie di stabilimenti carcerari (bagni penali, carceri giudiziarie, case penali, case di relegazione e case di custodia); poi per l’istituzione della direzione generale delle carceri presso il Ministero dell’Interno nel 1861; quindi per il Regolamento del 1873 “Pel corpo delle guardie carcerarie”. Nel 1890 fu emanato l’Ordinamento degli agenti di custodia degli stabilimenti carcerari e dei riformatori governativi che ha istituito il Corpo degli Agenti di Custodia. Nel 1923 la Direzione generale delle carceri e dei riformatori viene trasferita dal Ministero dell’Interno a quello della Giustizia, per assumere, cinque anni più tardi, nel 1928, la nuova denominazione di Direzione Generale per gli Istituti di Prevenzione e di Pena. Si giunge così al dicembre 1990 quando, con la legge n. 395, si istituisce il Corpo di Polizia Penitenziaria e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
“In questi 204 anni – commenta il Capo del DAP, Bernardo Petralia – le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria continuano a svolgere quotidianamente un compito unico, per tipicità, identità e mission. Un lavoro che rappresenta un caposaldo per la nostra democrazia e una fondamentale risorsa per il sistema Giustizia, perchè assicura sicurezza e libertà a tutti i cittadini. A maggior ragione in un periodo così gravoso e difficile per tutto il Paese”.
Fonte: gnewsonline.it