
COMUNICATO STAMPA CARCERI/OSAPP: RIVOLTA NELLA CASA CIRCONDARIALE DI PESCARA – CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO CON DANNI PER CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO.
Nella mattina di ieri 18 febbraio 2025, verso le 8,00 un detenuto nord africano (Egitto) dopo un incontro con l’area medica della struttura è rientrato in cella e si è tolto la vita. Il detenuto era ubicato presso la prima sezione penale (piano terra).
Alla scoperta dell’evento dapprima i connazionali e poi i detenuti di tutta la sezione, circa 250, hanno iniziato una violenta protesta, con rottura delle apparecchiature di videosorveglianza e poi cercando di bloccare i
poliziotti penitenziari presenti, fatti oggetto del lancio di vari materiali e della polvere degli estintori.
I ristretti, anche utilizzando strumenti quali i bilancieri della palestra hanno poi sradicato impianti idrici, porte e cancelli, oltre a tutti gli impianti elettrici.
Nella fasi successive sono stati appiccati incendi ai materassi e alle suppellettili; nel frattempo un detenuto di nazionalità albanese è riuscito a salire sul tetto della palazzina in cui sono ubicati i collaboratori di giustizia, mentre altri hanno invaso e superato gli sbarramenti ai passeggi arrivando fino al muro di cinta.
Il personale di Polizia Penitenziaria presente, insieme a tutto il personale richiamato in servizio è riuscito in primis a bloccare i detenuti usciti dai passeggi e poi a bloccare la protesta nella sezione detentiva. Da notare che le altre aree (circondariale e collaboratori) non hanno partecipato alla protesta e in quegli ambiti il personale del Corpo, con notevoli professionalità e coraggio ha cercato, per quanto possibile, di non interrompere le normali attività interne all’istituto di pena. Alle ore 19 si è concluso il lavoro di chiusura di tutti i detenuti della sezione rivoltosa. (Parte in aree non devastate, altri in altre sezioni quali quella circondariale) e circa 40 detenuti sono stati trasferiti in vari istituti laziali.
Da notare che solo in tale fase conclusiva e di trasferimento ad altre sedi dei detenuti, si è aggiunto al personale del carcere il personale del GIO (Gruppo di Intervento Operativo) sul posto non prima delle 15,00 (sic!).
La situazione finale vede l’intero piano terra penale del carcere distrutto completamente, 8 poliziotti penitenziari
intossicati e accompagnati al pronto soccorso, un appartenente al Corpo con con un braccio ingessato per una frattura ed un altro in osservazione per presunta lesione muscolare.
Quella del carcere di Pescara è una situazione grave e più volte denunciata dal sindacato – afferma Leo Beneduci – segretario generale dell’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), con un sovraffollamento che si avvicina al 180% e con una carenza di personale che, nonostante le ultime assegnazioni,
si avvicina al 30%, con carichi di lavoro aumentati a dismisura per le accresciute incombenze quali anche quelle relative ai colloqui.
Vari comunque i fattori che rendono esplosiva la situazione del carcere, tra cui una pianta organica a di personale stimata per soli 250 detenuti rispetto a quasi il doppio presente, la nuova struttura addossata alla vecchia con estrema compressione degli spazi e con scarsa possibilità di attività quali quelle lavorative e la contestuale penuria di figure dell’area pedagogico-trattamentale che di fatto ha reso ancora più pesante la carenza del personale di Polizia Penitenziaria.
Come O.S.A.P.P. più volte e anche negli ultimi mesi sono state intraprese specifiche vertenze, ma nulla ha portato a una revisione del sovraffollamento e delle piante organiche, per un carcere, di fatto, lasciato al completo sbando ed esempio concreto di una sottovalutazione a tutti i livelli delle gravi problematiche esistenti.
A fine serata si è, peraltro, diffusa la notizia, che non possiamo confermare, dell’avvicendamento dei vertici della struttura e che, a nostro avviso, se verificata, rappresentano l’ennesimo tentativo da parte dell’Amministrazione penitenziaria centrale – il Dap, di chiudere la stalla quando il bestiame è già bello che fuggito.