Cella dolce cella. Deve averlo pensato il detenuto evaso dai domiciliari per andare dai Carabinieri pregando di essere portato in carcere, perché esasperato dalla compagna litigiosa. I giudici della Cassazione (sentenza 3914) si mostrano comprensivi e considerano l’uomo non punibile per la particolare tenuità del fatto. Un giudizio che ribalta la conclusione raggiunta dalla Corte d’Appello che lo aveva condannato, accogliendo la tesi della Pubblica accusa. Ad avviso del Pm, infatti, quella messa in atto era un’evasione a tutti gli effetti e per un tempo incerto. Per la Suprema corte invece è tutto chiaro.
Il ricorrente aveva un braccialetto elettronico che aveva consentito di accertare che l’allontanamento dall’abitazione non era durato più di un’ora: il tempo di andare in caserma. Dall’informativa della polizia giudiziaria era emersa anche la ragione dalla fuga: l’esasperazione per i conflitti con la convivente. Litigi continui che avevano indotto l’uomo a chiedere ai Carabinieri di accompagnarlo in carcere. Un luogo che, per quanto spesso superaffollato, trovava preferibile e più tranquillo della convivenza in quella che avrebbe dovuto essere la classica capanna con i due cuori.
Fonte: ilsole24ore.com
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