Un centinaio di detenuti in quarantena e test a tappeto nel carcere romano di Regina Coeli dove un positivo al Covid รจ entrato in contatto con decine di persone dell’ottava sezione contagiandone almeno due. Su tutti gli altri si attendono i risultati dei tamponi effettuati in tempi rapidi, come prevede il protocollo sanitario.
La lotta al virus, che con le varianti รจ diventato ancora piรน contagioso, in carcere “รจ una probatio diabolica”, una prova impossibile, รจ lo sfogo di Silvana Sergi, direttrice del carcere romano che, contattata da LaPresse, sottolinea l’importanza della campagna vaccinale: “E’ fondamentale per tutta la comunitร penitenziaria – spiega –. ร importante che ogni struttura sia protetta dal vaccino per due aspetti: da una parte quello sanitario, perchรฉ รจ evidente che qui la convivenza, in rapporto agli spazi, puรฒ essere un fattore scatenante sui contagi. Ma a questo si aggiunge un profilo di vivibilitร per tutti: sui detenuti la pandemia ha inciso in modo molto duro, procurando ansia, timori e reazioni a volte estreme”. A Regina Coeli i detenuti, al netto di emergenze come quella di queste ore, vengono sottoposti a tampone ogni 15 giorni e le visite dei familiari sono state sospese: tutto si fa attraverso video chiamata.
Dello stesso avviso il garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia, secondo il quale “i vaccini sono indispensabili per prevenire futuri focolai”. Il focolaio Covid del carcere romano รจ solo l’ultimo di una lunga serie ad interessare gli istituti penitenziari della Penisola, dove in una anno sono morti di Covid una trentina tra detenuti e agenti. Solo nella Capitale, nella sezione femminile di Rebibbia, sono circa settanta le persone contagiate, nella maggior parte dei casi asintomatiche. In Italia su un totale di 52.207 detenuti sono 823 gli attualmente positivi. Di questi 793 sono asintomatici, 13 hanno sintomi tali da poter essere curati in carcere e 17 ricoverati.
Fonte: corrieredellumbria.corr.it