Ci sono anche i detenuti del Carcere di Marassi di Genova tra coloro che hanno aderito al digiuno per sostenere l’iniziativa nonviolenta di Rita Bernardini, parlamentare radicale che da 13 giorni sta facendo lo sciopero della fame. Il motivo di questa protesta è legato alla situazione Covid nelle carceri italiane: i numeri noti del contagio sono di 827 detenuti e 1020 tra agenti e personale divisi tra 82 istituti (con diversi ricoveri in ospedale ed alcuni decessi), ma sono ampiamente sottostimati in quanto il DAP non li comunica regolarmente e il numero dei tamponi e dei test eseguiti è molto basso.
Questa situazione è stata riscontrata anche nelle carceri liguri dove spesso gli agenti di polizia penitenziaria hanno lamentato poche precauzioni: in diverse segnalazioni emerge che ci siano casi di detenuti che non risultano mai avere ricevuto mascherine e disinfettanti, di isolamento fiduciario dei nuovi giunti svolto in celle promiscue in assenza di test, di isolamento sanitario svolto in condizioni precarie per l’impossibilità di recuperare spazi adeguati (ad Imperia e Marassi in particolare), di screening di detenuti e personale non più eseguiti dai test dello scorso aprile e dati aggiornati sui contagi che le Direzioni e la Regione non comunicano.
Alla luce di tutte le difficoltà per le strutture carcerarie italiane di gestire l’emergenza sanitaria, anche a causa del sovraffollamento che da anni caratterizza le case circondariali. Da anni l’associazione Antigone promuove incontri per trovare soluzioni a questo problema, che il Covid ha reso ancora più evidente e impellente. A fine febbraio 2020 i detenuti (nelle 190 strutture carcerarie italiane) erano 61.230 a fronte di una capienza regolamentare di 50.931 posti con un affollamento superiore al 119,4%. Con il Decreto “Cura Italia” (8 marzo 2020) sono entrate in funzione norme provvisorie per contenere il contagio e per ridurre l’affollamento. Agendo sui detenuti colpiti da pene definitive e grazie all’utilizzo domiciliari e all’allungamento dei permessi, i numeri si sono sensibilmente ridotti e, a fine aprile, le persone detenute erano scese a 53.904. A fine luglio erano 53.619 con un tasso di affollamento del 106,1%.
Per Bernardini non basta e la richiesta al Parlamento e al Governo è quella di immediati interventi, in particolare la proposta è di ridurre significativamente le presenze attraverso qualsiasi strumento conforme ai dettati della Costituzione e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo: amnistia, indulto, emendamenti al Decreto Ristori che amplino la platea dei beneficiari e reintroduzione della liberazione anticipata speciale (proposta con un emendamento dall’On. Roberto Giachetti). Gli interventi richiesti, per il partito radicale, servirebbero per limitare la diffusione del virus sia tra i detenuti che tra gli agenti. A sostegno della parlamentare attualmente ci sono 898 i cittadini italiani, di cui 550 cittadini e 348 detenuti. Molti i familiari che hanno aderito organizzandosi in chat su Whatsapp e, nelle prossime ore, l’iniziativa si allargherà anche ad altri istituti.
Fonte: primocanale.it