Il focolaio Covid tra i detenuti alla Pulce si allarga a macchia d’olio. Sono infatti 74 i carcerati attualmente positivi al Coronavirus (su oltre 350 reclusi), di cui due ricoverati in gravi condizioni al Santa Maria Nuova.
E come se non bastasse, arrivano anche pesanti critiche dai parenti sulla gestione dei famigliari, a denunciare la “totale mancanza di igiene e di cura all’interno del carcere di via Settembrini”. A ribadirlo sono due donne, rispettivamente moglie e figlia proprio dei due detenuti attualmente ricoverati in ospedale. Entrambe hanno preferito rimanere anonime. Ma non hanno certo lesinato critiche.
Si parte dalla prima, 52 anni, con il marito alla Pulce dal 2016. “L’ho sentito per l’ultima volta il 24 marzo. Dall’avvento della zona rossa, non è piĂ¹ permesso fare videochiamate, ma almeno telefonicamente tre volte alla settimana rimanevamo in contatto. Mi aveva segnalato alcuni sintomi, denunciando come si trovasse in isolamento assieme ad altri potenziali positivi al Covid, quasi ammassati. Poi da lì piĂ¹ niente. Ho scoperto solo mercoledì pomeriggio, dalla chiamata di un detenuto, che era stato trasportato in ospedale”.
Come era facilmente prevedibile, i casi si sono moltiplicati senza sosta tra i reclusi, arrivando agli attuali 74. E ad ascoltare i parenti, ad avere la peggio sono stati proprio i detenuti: “Mio papĂ , alla Pulce da 3 mesi, è stato portato in ospedale mercoledì alle 14, ma dal carcere mi hanno avvisato solo alle 19 – attacca la figlia dell’altro ricoverato -. Purtroppo lo sospettavo, dato che da 10 giorni a questa parte non avevo piĂ¹ sue notizie, vivendo nell’angoscia. Ho chiamato piĂ¹ volte il carcere, con la solita risposta: ‘Non possiamo divulgare informazioni’. Vorrei ricordagli che al netto del motivo per cui sono reclusi, rimangono sempre esseri umani. Ma tra una struttura fatiscente, topi ovunque, infiltrazioni e cure inesistenti sembra se lo siano scordati”.
Tratto da: ilrestodelcarlino.it