Espiare la colpa con “trattamenti che non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”, la cui precipua finalità deve essere la “rieducazione del condannato”.
Il dettato costituzionale è chiaro e conciso e non lascia spazi ad interpretazioni, ma i sessanta anni che sono seguiti ci hanno consegnato una realtà in diversi casi diversa, quasi opposta, atteso che per tanti le porte delle patrie galere si sono (ri)aperte.
Su questo dirimente versante si gioca una delle partite più difficili, tanti e tali sono le carenze, in palio c’è anche la credibilità delle Istituzioni.
Quanto è avvenuto nei giorni scorsi all’interno della Casa di detenzione di Milano Bollate coglie nel segno.
Nell’ambito del progetto #Ricuciano, rendono noto dal Ministero competente, “i detenuti hanno prodotto più di un milione di mascherine chirurgiche che saranno distribuite ai Provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria (Prap) e, da qui, agli istituti penitenziari di tutta Italia“.
Questa lodevole iniziativa consentirà la copertura del fabbisogno di 39mila unità del Dap per un mese circa.
Al personale in servizio presso le carceri calabresi andranno 46.450 mascherine.
In questi giorni altre iniziative simili seguiranno dagli istituti penitenziari di Roma – Rebibbia e Salerno.
Il Santo Padre nel corso del Giubileo dei carcerati ha “ribadito l’importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società”.
fonte: ilreggino.it