Indignazione ovunque per quanto accaduto al carcere di Poggioreale, dove due detenuti hanno girato un video TikTok, interpretando una canzone neomelodica, in cui inneggiavano alla camorra: «Pure ‘e famiglie aspettano sta libertà, nuje amma turnà…». Oltre all’ovvio e gravissimo illecito, all’interno delle stesse immagini potrebbero nascondersi anche messaggi “cifrati”.
L’episodio è già all’attenzione delle autorità competenti. Il carcere e la sezione che ospita i due detenuti sono chiaramente riconoscibili nel video, così come i volti dei protagonisti
Un episodio gravissimo che rischia di vanificare l’efficacia della pena
Quello dei cellulari ai detenuti è un problema molto diffuso e serio. Dare a certi soggetti la possibilità di comunicare con l’esterno – soprattutto per chi si trova detenuto in regime di 41 bis – rischia di vanificare l’efficacia della pena e, nel caso dei soggetti più pericolosi, del “carcere duro”. Appare inverosimile, infatti, immaginare di smantellare una qualsiasi organizzazione criminale quando i vertici possono continuare a guidarla dal carcere in tutta tranquillità. Non si può trascurare, inoltre, che nonostante le migliaia di cellulari in carcere scoperti ogni anno, fino a poco tempo fa la sanzione prevista si limitava ad un illecito disciplinare. Fu Bonafede, da Ministro della Giustizia, a introdurre delle pene da uno a quattro anni nei confronti di chi fornisce cellulari ai detenuti. Reato che è accompagnato da un’altra misura molto dura per chi sta al 41-bis: chi agevola quel detenuto nelle comunicazioni con l’esterno, quindi non solo tramite i cellulari, vedrà la sua pena fissata da 2 a 6 anni. Se, poi, il reato è commesso da un pubblico ufficiale, o da un incaricato di pubblico servizio o da chi fa l’avvocato, la pena è da 3 a 7 anni. Applicare queste pene nel modo più rigido possibile rappresenta l’unico modo per far rendere conto, a chi agevola tali comunicazioni, dei rischi reali.
Fonte: today.it