
di Leo Beneduci_ Bene hanno fatto Andrea Delmastro, Lina Di Domenico e Augusto Zaccariello a recarsi in Messico in visita di interscambio cultural-professionale e sicuramente per apprendere tecniche di contenimento dei detenuti e di gestione delle carceri, migliori di quelle in uso da Noi e poi da trasmettere alla ingente e del tutto inconsapevole (a dire il vero anche inesperta ed alquanto irresponsabile) “mano d’opera carceraria”, Polizia Penitenziaria in testa. È plausibile, infatti, ritenere che da noi in Italia non vi siano modelli detentivi da esportare e che occorra invece apprendere da altri Paesi come contrastare fenomeni di alta ed assai organizzata criminalità quali quelli esistenti, ad esempio, in Messico. Perché imparare da chi ha risolto i problemi quando puoi studiare da chi li ha moltiplicati? I nostri “uomini giusti” al vertice del DAP hanno evidentemente compreso che la via del progresso passa attraverso l’emulazione di sistemi dove le carceri sono polveriere pronte ad esplodere. D’altra parte, stante la penuria di idee e di progetti nostrani, sarebbe proprio attraverso la visita ed il rapporto con altri Paesi che da noi si stanno istituendo nuovi gruppi e specializzazioni della Polizia Penitenziaria, quali e prendendo spunto dalla Francia gli assai utili GIO e GIR per l’immediata risoluzione delle rivolte in carcere… (?). Perché non importare anche i disordini insieme alle tecniche per sedarli? Un pacchetto completo, insomma, per gli strateghi dell’amministrazione penitenziaria che sembrano confondere la prevenzione con la repressione. Per il Messico, inoltre, probabile che lo scambio di conoscenze e tecniche penitenziarie riguardi anche la prevenzione ed il contrasto al fenomeno del Fentanyl, nell’Italia carceraria ad oggi assai sottovalutato e di cui quel Paese dell’America Latina sarebbe tra i principali “produttori” mondiali come da dazi del 25% imposti, quale diretta ritorsione, da Trump. Certo, perché proprio il Messico, con il suo impeccabile controllo sulla diffusione di sostanze stupefacenti, rappresenta un faro di competenza in materia di prevenzione! I nostri vertici, nella loro infinita saggezza, non potevano scegliere fonte migliore. Scherzi a parte, pur non volendo essere critici su tutto quello che al Dap fanno e soprattutto “disfano”, ci chiediamo perché cercare l’interscambio, soprattutto in ambito penitenziario (si dice che con il Messico sia per la vendita/produzione di cravatte Marinella) con Nazioni che stanno peggio di Noi e non invece verso stati Europei in cui l’applicazione delle regole penitenziarie internazionali e la considerazione ed il trattamento anche economico del personale che opera in carcere, possono essere considerati obiettivi da raggiungere? Perché guardare al Nord Europa quando puoi ammirare il caos del sistema messicano? Le “menti illuminate” del DAP, evidentemente dotate di una visione che trascende la logica comune, sembrano aver scoperto che per risolvere il sovraffollamento, la carenza di organico e le morti in carcere, la soluzione migliore sia studiare sistemi dove questi problemi sono ancora più acuti. Un approccio rivoluzionario: imparare cosa non fare, facendolo comunque. Perché non spendere in questo modo e non negli altri discutibili in uso al Dap i soldi dei Contribuenti? L’arte dello spreco di risorse pubbliche raggiunge nuove vette quando si organizzano costose trasferte intercontinentali per osservare modelli che nessun esperto di diritto penitenziario considererebbe esemplari. Ma i nostri dirigenti, nella loro incomparabile lungimiranza, vedono oltre, molto oltre… forse troppo oltre. Ai posteri ed anche a noi, l’ardua sentenza, fermo restando che anche Noi e non solo i redivivi mugnai stiamo cercando giudici a Berlino. Intanto, mentre i vertici del DAP si dilettano in tour turistico-penitenziari, le carceri italiane continuano a collassare, il personale a esaurirsi e i detenuti a morire. Ma non preoccupiamoci: presto avremo nuove brillanti tecniche messicane da applicare, e allora sì che le cose miglioreranno! O forse, più realisticamente, i disordini aumenteranno e con essi, tragicamente, anche le morti.
Un abbraccio come mille abbracci.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP