Giuseppe Petronzi è il nuovo questore di Milano. Prende il posto di Sergio Bracco, che era arrivato nel marzo 2019 e che ora è stato nominato prefetto a Belluno.
Erano settimane che in questura si giocava al totonome del suo sostituto, in molti giuravano di essere certi dell’arrivo di questo o quel dirigente e, come spesso accade, pochissimi conoscevano davvero l’identità del nuovo inquilino di via Fatebenefratelli.
Petronzi è abituato ai trasferimenti di dicembre, gli era già successo quando da Vicenza era passato a Trieste, città amministrata dal 2018 fino a qualche giorno fa. Aveva trascorso due anni anche a Vicenza, suo primo incarico da questore.
Gli studi con Fbi e Scotland Yard
Originario della provincia di Benevento, Petronzi si è laureato in giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli ed è entrato in polizia nel 1990, iniziando la sua carriera al commissariato Centro di Torino, dove ha vissuto per 24 anni. Nel 1993 ha ricevuto il primo incarico alla Digos, dove ha comandato la prima sezione informativa e poi quella dell’antiterrorismo. Nel 2001 si è diplomato alla Fbi National Academy di Quantico in “Criminali Justice Education” all’Università della Virginia, perfezionando gli studi in antiterrorismo alla New Scotland Yard.
È di quel periodo la visita al carcere di Guantanamo, come ricorda in un’intervista alla Stampa: “Era il 2002, ancora giugno, una fase emotivamente molto forte. L’atmosfera sull’isola era surreale: una prigione improvvisata in mezzo al nulla. Esaminai quindici posizioni. Ragazzi partiti dall’Italia, che conoscevo bene: li avevo intercettati a lungo. Mi colpì la loro voglia di parlare la nostra lingua, la voglia di confrontarsi con un poliziotto italiano”.
Tornato in Italia, dal 2004 al 2005 è stato capo della Digos di Torino. L’anno successivo è stato nominato coordinatore del Gruppo di lavoro intelligence in occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino.
Gli incarichi internazionali
Le esperienze internazionali sono proseguite nel 2014 come capo-delegazione per la Cooperazione internazionale di polizia in occasione dei mondiali di calcio in Brasile e nel 2015 a Washington, dove ha lavorato per un anno all’ambasciata italiana per conto della Direzione centrale polizia criminale come esperto per la sicurezza di Nord e Centro America. È rientrato in Italia sempre a dicembre.
La lotta al terrorismo e la scorta
Il terrorismo è sempre stato al centro della carriera di Petronzi, che ha condotto indagini contro le Nuove Brigate Rosse e contro il fondamentalismo islamico, contribuendo all’espulsione di tre imam.
Di rilievo anche l’impegno sul fronte del movimento No Tav, in particolare dal 2011 fino agli arresti di 7 persone che hanno preso parte all’assalto della notte del 13 maggio 2013: il processo è rimasto nella storia della “guerra” in Val di Susa per i complessivi 140 anni di carcere di condanna.
Chi lo conosce lo descrive come un uomo estremamente votato “alla causa”, al lavoro quotidiano. La spiegazione, forse, l’ha fornita lui in un’intervista del giugno 2016 parlando del periodo trascorso sotto scorta dopo il suicidio in carcere (era il 1998) dei due anarchici Soledad Rosas ed Edoardo Massari: «Niente teatro, niente partite di calcio e vita appartata. La mia famiglia mi ha aiutato molto».
Un altro momento importante della sua vita, non solo professionale, è legato a un altro anarchico, Luca Abbà, folgorato mentre era su un traliccio davanti al cantiere Tav di Chiomonte. Un volo di dieci metri che gli costò quasi la vita tra fratture varie e ustioni di secondo grado.
“In quel momento mi sono reso conto che, anche quando cerchi di fare le cose nel modo migliore, ti trovi davanti all’imponderabile”, ha dichiarato Petronzi.
L’ultimo giorno del questore Bracco
Domani sarà l’ultimo giorno da questore di Milano di Sergio Bracco, il 30 dicembre avverrà il passaggio di consegne ufficiale. Al suo insediamento disse che si sarebbe preoccupato “non solo dei criminali, ma anche delle vittime”, e nell’elenco dei suoi obiettivi inserì “garantire i diritti dei cittadini, gestire la piazza per l’ordine pubblico e combattere tenacemente la criminalità organizzata e diffusa”. Un impegno in larghissima parte mantenuto.
Non sappiamo ancora quale sarà il programma di Petronzi, possiamo solo ricordare cosa disse in un’intervista prima di partire per gli Stati Uniti: “La cosa che mi rende orgoglioso è di essere riuscito nel compito di garantire la sicurezza senza mai dare l’impressione di trovarsi in una città sotto scorta”. È un ottimo auspicio per il 2021.
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