Anche l’associazione che ha portato alla luce la vicenda, oltre che la presunta vittima, parti civili nei confronti dei cinque agenti di polizia penitenziaria accusati di avere picchiato nell’agosto del 2019 un detenuto all’interno del carcere di Monza. Il 2 luglio è fissata l’udienza preliminare al Tribunale di Monza davanti al giudice Gianluca Tenchio. Le accuse sono a vario titolo lesioni aggravate, falso, calunnia, violenza privata, abuso d’ufficio e omessa denuncia. Il detenuto è un italiano che stava protestando perché voleva essere trasferito da Monza in un’altra casa circondariale.
A presentare un esposto alla Procura di Monza è stata l’associazione Antigone, che si occupa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, dopo avere avuto notizia del presunto pestaggio da un famigliare del detenuto. Secondo l’accusa il detenuto, che da una settimana stava facendo lo sciopero della fame, stava per essere riportato in cella in barella dall’infermeria del carcere monzese, quando è stato colpito a pugni e schiaffi da un agente, mentre altri lo tenevano fermo. Per poi farlo cadere dalla barella una volta arrivati in cella. Il detenuto sarebbe stato lasciato lì dolorante, con gli occhi lividi, il volto tumefatto e un dente rotto. E in seguito mandato in cella di isolamento, dopo essere stato costretto a dichiarare che era stato lui ad essere stato aggressivo con gli agenti di polizia penitenziaria. C’è un video dell’accaduto estratto da alcune telecamere nei corridoi del carcere di Monza, che mostra l’agente che schiaffeggia il detenuto ma, secondo la difesa degli imputati, le telecamere non hanno ripreso, per un cono d’ombra nella registrazione, il momento precedente in cui il detenuto avrebbe sferrato un calcio al volto di un agente.
Fonte: ilgiorno.it