Sosteneva di «voler fare la guerra» minacciando che se qualcuno fosse entrato nella sua cella «lo avrebbe ammazzato».
È sotto processo con l’accusa di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale un detenuto tunisino di 34 anni che nell’agosto 2018 ha rotto il water di una cella del carcere di Perugia realizzando un coltello rudimentale con un pezzo di ceramica appuntito.
Ha minacciato di adoperare l’arma contro gli agenti penitenziari dell’istituto penitenziario di Capanne nel quale era recluso. Lo straniero è tuttora detenuto e ha raggiunto l’aula «C» del tribunale penale di via XIV Settembre scortato dagli agenti.
L’udienza si è tenuta dinanzi al giudice Alessandra Grimaccia, la pubblica accusa è stata rappresentata in aula dal pm Domenica Favasuli.
«Parlava di guerra e Tunisia» «Era confuso, non era lucido, farfugliava parole, parlava della Tunisia, della guerra e dell’eroina», questo ricorda una testimone intervenuta quel giorno.
In un’annotazione di servizio si legge che il detenuto nordafricano aveva iniziato a provocare il personale attaccandosi al campanello e urlando, fino a «spaccare in pezzi il water della stanza 9» per costruire con i detriti un’arma rudimentale simile a un coltello di ceramica, incartando la parte che sarebbe dovuta rassomigliare al manico con un fazzoletto di stoffa.
«Quando ha iniziato a rompere il water – è scritto nel verbale – l’addetto al reparto isolamento e prima accoglienza voleva tirare fuori il maghrebino che impugnando l’arma li minacciava di usarla contro di loro se avessero provato a entrare in stanza».
Qualche ora più tardi la situazione è tornata nella normalità grazie alla Polizia penitenziaria e lo straniero è stato spostato in un’altra cella con il water agibile.
Fonte: umbria24.it