LARINO. La notizia è questa: la Corte d’Appello di Salerno ha assolto N.D.C. (le lettere sono scelte a caso), pugliese, residente in Larino, rimasto coinvolto – anni addietro – in un’inchiesta i cui esiti avevano indotto la Procura ad emettere 7 misure cautelari, 5 arresti in flagranza di reato e 9 denunce in istato di libertà. Secondo le indagini alcuni detenuti della Casa circondariale e di reclusione frentana erano riusciti ad approvvigionarsi di sostanze stupefacenti, introdotte in ‘sticks’ di deodoranti e poi spacciate all’interno dello stabilimento.
Alla fine, ma proprio alla fine, tutti condannati ed un unico assolto: in 1° ed in 2° grado, era stato sottoposto ad una pena di 3 anni ed 8 mesi di reclusione, poi ridotta a 2 anni e 4 mesi dalla Corte d’Appello di Campobasso. Da ultimo, la Corte di Cassazione aveva annullato la condanna, rinviando alla Corte d’Appello di Salerno che ha accolto le argomentazioni proposte nel corso della discussione dai difensori del larinese. Sin qui i fatti che inducono a tracciare alcune riflessioni su tante carceri italiane, comprese quelle di Campobasso e di Larino, ridotte a fungere fa teatri che permettono, talvolta, di agevolare gli accessi a materiali che non possono entrare; e ciò nonostante l’impegno degli agenti della Penitenziaria che difendono validamente le strutture contro chi si ingegna ad importare sostegni utili e beni illegali. Si tratta di vicende puntualmente denunciate dai Sindacati di categoria che, però, sembrerebbero ignorate dagli organi del Ministero della Giustizia.
Nelle carceri, oramai, si occulta di tutto, magari dentro il pantaloncino di un bimbo in visita, con la mamma, al babbo detenuto. Le merci più ricercate sono i telefonini cellulari. La droga viene ‘importata’ nei pannolini di un infante, in alimenti o in palloni imbottiti di stupefacenti. Lo scorso anno, in Italia, sono stati posti – sotto sequestro – 1.274 telefonini, con le relative ‘sim’, e rilevati 527 casi di contrabbando di droga. I droni sono stati uno dei sistemi più adoperati per le consegne di ‘hashish’. Gli edifici carcerari sono circondati da centinaia di metri di muri di cinta che, purtroppo, per le solite questioni di organico, possono essere presidiati, sì e no, da 2 o 3 agenti che, per conseguenza, non possono contrastare l’introduzione di merce per via aerea.
Eppure, da un punto di vista tecnico, basta un buon tecnico che potrebbe limitare il volo dei droni. I risultati sono le consegne di pistole agli ‘ospiti’ che poi le usano – come nel 2021 – per sparare ai rivali nel carcere di Frosinone. In quel caso il piccolo aeromobile era volato fino davanti alla finestra sbarrata. Nello stesso anno, gli agenti avevano scoperto – a Cagliari – 10 involucri contenenti eroina, cocaina, marijuana, 95 grammi di hashish, il solito apparecchio cellulare, controllando un detenuto che rientrava da un permesso. Una volta è stato bloccato un corriere con 4 micro-telefonini nello stomaco e persino un portatore di mini cellulari che li aveva serbati nel retto. in altri casi gli agenti hanno dovuto ‘bloccare’ un collega che agevolava il contrabbando di droga e cellulari per un compenso in danaro. Fino al d. l. 08092020 l’introduzione dei telefonini costituiva un illecito disciplinare. Oggi è un reato con una pena da 1 a 4 anni. La norma si è resa necessaria sull’uso massiccio da parte dei ristretti. Peraltro bisogna stare attenti alle ‘intemperanze’ dei soggetti più vari.
A Carinola, in provincia di Caserta, merce proibita era stata introdotta, utilizzando confezioni di sigarette, grazie ad un sacerdote entrato tra i cancelli per celebrare la Messa domenicale.
Fonte: termolionline.it