Oltre ai lanci di pacchi dall’esterno del carcere verso il campo sportivo del penitenziario, sono molti e fantasiosi i metodi scoperti per far entrare in carcere la droga e i cellulari e anche per provvedere alla loro consegna. Metodi comunque “temporanei” in attesa dell’agognato salto di qualità, quello dell’utilizzo dei droni per le consegne. Emergono sempre nuovi particolari nell’inchiesta della Dda, diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, sui traffici illeciti all’interno della casa circondariale di Fuorni. Le indagini della Squadra Mobile, diretta dal vicequestore Gianni Di Palma, e del comandante del Nic della polizia penitenziaria, Pierluigi Rizzo, hanno scoperto gli escamotage. C’era, infatti, chi spediva droga nel formaggio destinato ai familiari o i cellulari nascosti in altri pacchi, ben occultati con tanto cellophane intorno. Il sistema più utilizzato era quello dei “cavalli” e le “cavalle”, uomini e donne che trasportavano droga e telefoni portandoli addosso. Un primo modo era quello di inserire lo stupefacente in alcuni siluri da mettere nelle parte intime e passare così i primi controlli della polizia penitenziaria all’ingresso del carcere, poi nel bagno prima di entrare a colloquio, portarli in bocca l’involucro e successivamente in una tasca: durante i saluti il detenuto infilava la mano nella tasca del visitatore e prelevava il plico che poi lo metteva nel pantalone, tra le parti intime, tirando fuori un fazzoletto per giustificare l’azione davanti alle telecamere e asciugandosi la fronte. C’era anche chi riceveva la sua compagna a colloquio, lei con la droga tra i genitali che, un furtivo passaggio di involucri, lui inseriva a sua volta nel suo ano. Ed ancora, il cavallo aveva la droga nelle scarpe dello stesso tipo e colore di quelle del detenuto, per poi scambiarsele sotto il tavolo del colloquio (lo stesso per i telefoni cellulari). C’è anche chi metteva i microtelefoni nei preservativi, che poi venivano introdotti nell’ano dal recluso.
Per passare i controlli post colloquio o successivi al gioco nell’area del campo sportivo, il detenuto che aveva la droga spesso si affidava a compagni di detenzione che cominciava a protestare e ad inveire contro gli agenti della polizia penitenziaria: nella confusione, il recluso con lo stupefacente o il telefonino rientrava verso il suo reparto.
Insomma, tutta una serie di escamotage che sono stati ricostruiti nel corso delle indagini. Ieri, intanto, non è emerso molto dai primi interrogatori per rogatoria degli indagati per i traffici di droga e telefoni cellulari nel carcere di Salerno, svoltisi ieri mattina. La parte di maggior rilievo degli interrogatori dei 53 finiti sott’inchiesta e raggiunti da una misura cautelare è prevista domani e martedì.
Fonte: lacittadisalerno.it