Il 41enne di Cerveteri era stato trasferito nel carcere romano di Rebibbia da quello di Grosseto dove era recluso in custodia cautelare per una serie di furti in appartamento commessi in Toscana ed inoltre doveva scontare un cumulo pena di sei anni per reati contro il patrimonio.
Le indagini sulla fuga di Manolo Gambini
Prima di passare a Rebibbia aveva fatto “tappa” alla casa circondariale di Civitavecchia. Ecco perché il fuggitivo potrebbe essersi nascosto in questi giorni di latitanza, dal 17 al 27 gennaio, nell’alto Lazio.
Sulle sue tracce del fuggitivo, in questi giorni, in prima linea ci sono stati gli investigatori della polizia penitenziaria e i carabinieri di Civitavecchia e proprio di Cerveteri. Le battute di caccia all’uomo fatte – con ripetute perquisizioni a contatti di Gambini e in alcuni locali – hanno probabilmente stretto il cerchio intorno all’uomo che oggi ha così deciso di consegnarsi alle autorità. Saranno ora le indagini a capire chi e se Manolo Gambini è stato aiutato e, soprattutto, dove si è nascosto in questi 10 giorni di latitanza.
Perché era in carcere Manolo Gambini
Manolo Gambini era arrivato da poco a Rebibbia. Era stato arrestato a Grosseto dai carabinieri nel giugno del 2018 e con lui in carcere finirono altri due complici. Secondo le indagini dell’epoca Gambini e la sua banda fecero un colpo in un appartamento portando via oggetti preziosi e orologi di valore per un totale di circa 70mila euro.
Il 12 agosto di quell’anno, inoltre, Gambini e uno dei due complici del colpo nelle provincia di Grosseto, furono arrestati dai carabinieri di Bracciano per un fatto analogo: quando erano stati fermati avevano strumenti per lo scasso e guanti. Oltretutto, in quei giorni, i due erano sottoposti alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Cerveteri.
Gli ultimi detenuti evasi a Roma
Non è tuttavia la prima volta che Roma diventa scenario di una evasione. La storia di Davad Zukanovic e Lil Ahmetovicè la più recente: i due, grazie ad alcuni appoggi, dopo l’evasione da Rebibbia furono arrestati proprio in Toscana. A rintracciarli, a Pisa, erano stati i carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati e della polizia penitenziaria. I due, secondo quanto è stato ricostruito, erano riusciti a travalicare il confine regionale a bordo di un’auto rubata in una concessionaria a Roma.
Era il giugno del 2020 e la cattura avvenne dopo 2 settimane dall’evasione. Ad agosto 2019 un altro era invece riuscito ad eludere la sorveglianza e a scappare sempre dal nosocomio romano, dove era stato accompagnato dal carcere di Rebibbia per essere sottoposto a una visita medica.