Il legame che unisce la Ferrari e l’Aeronautica Militare affonda le radici in una storia fatta di uomini che seppero intuire le potenzialità del futuro che gli si apriva davanti. Anzi, seppero scrivere quel futuro, uniti da un simbolo: il cavallino rampante. Due uomini in particolare: il maggiore Francesco Baracca – asso dell’aviazione italiana – e Enzo Ferrari. Per celebrare questo legame, in occasione del Gran Premio Toscana Ferrari 1000, domenica 13 settembre una formazione di Eurofighter aprirà l’evento sorvolando il circuito del Mugello. I caccia dell’Aeronautica – che quotidianamente assicurano la difesa dello spazio aereo nazionale e della Nato – avranno dipinto sulla fusoliera il cavallino rampante, proprio come lo Spad S.XIII di Baracca. In particolare, si tratta di caccia intercettori Eurofighter appartenenti al 9° Gruppo Volo del 4° Stormo di Grosseto e al 10° e 12° Gruppo Volo del 36° Stormo di Gioia del Colle (Ba). Un legame, quello tra aria e pista, che si rinnova: solo lo scorso 6 settembre, infatti, i velivoli MB-339 Pan delle Frecce Tricolori hanno steso il Tricolore sul Gran Premio d’Italia 2020 a Monza, poco prima della partenza della gara.
Perché il cavallino rampante sugli aerei dell’Arma azzurra? Bisogna tornare indietro di oltre cent’anni e raccontare la storia del maggiore Baracca, delle sue vittorie e della sua morte precoce sul Montello a soli trent’anni. Nato nel 1888 a Lugo (Ra), figlio di Enrico – un uomo d’affari – e della contessa Paolina de Biancoli, entrò nel Regio Esercito nel 1907. Il cavallino rampante – di colore argenteo su campo rosso, rivolto a sinistra e con la coda abbassata – era lo stemma araldico del “Piemonte Reale Cavalleria”, uno dei più prestigiosi reparti dell’Esercito Italiano, presso il quale Francesco Baracca prestò servizio. Di lì a poco, Baracca volle diventare aviatore, il suo amore per i cavalli lo portò successivamente a scegliere di adottare, con alcune varianti, lo stesso stemma quale simbolo per i suoi aeroplani, come era usanza per gli aviatori dell’epoca. Il cavallino rampante nero apparve per la prima volta su di un aeroplano pilotato dall’Asso a inizio 1917 e divenne definitivamente l’insegna applicata sulla fusoliera degli aerei da lui pilotati nell’ambito della neo-costituita 91ª Squadriglia. Il 19 giugno 1918 Francesco Baracca venne abbattuto sul Montello, vicino Nevesa della Battaglia, si presume da un biplano austro-ungarico, ma il corpo del pilota e i resti dell’aereo vennero rinvenuti solo il 23. In 63 combattimenti aerei aveva riportato 34 vittorie, spesso gli avversari sopravvivano all’abbattimento perché – come spiegò l’Asso – “è all’apparecchio che io miro, non all’uomo”. E come consuetudine cavalleresca, Baracca aveva l’abitudine di stringere loro la mano.
fonte: gazzetta.it