“Mai più bambini in carcere”. Lo promette nuovamente la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. È la meta, l’obiettivo. Ma ancora, a oggi, ci sono 19 bambini piccolissimi al seguito di 17 madri detenute, anche se a fine 2019 questi numeri erano più del doppio (44 le madri e 48 i minori presenti negli istituti di pena).
Intanto è stata rinnovata per altri quattro anni la “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti”, un protocollo d’intesa tra il ministero della Giustizia, l’Agia e Bambinisenzasbarre Onlus.
La “Carta” riconosce – si legge in una nota dell’Agia – il diritto dei minorenni alla continuità del legame affettivo con i genitori detenuti e mira a sostenerne il diritto alla genitorialità. Il protocollo prevede che le autorità giudiziarie siano sensibilizzate e invitate ad una serie di azioni a tutela dei diritti dei figli minorenni di persone detenute.
Solo nel 2021, fino al 30 novembre, sono stati 280.675 i colloqui tra detenuti e almeno un familiare minorenne. Con l’accordo si vogliono promuovere iniziative in materia di custodia cautelare, di luoghi di detenzione, di spazi bambini nelle sale d’attesa e di colloquio, di visite in giorni compatibili con la frequenza scolastica, di videochiamate, di formazione del personale carcerario che entra in contatto con i piccini, di informazioni, assistenza e supporto alla genitorialità. Prevista anche una raccolta dati e un monitoraggio sull’attuazione del protocollo.
La “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti” contiene inoltre una serie di misure a tutela dei diritti dei bambini costretti a vivere in una struttura detentiva con le madri. “Tutti i bambini, anche se con genitori detenuti, hanno diritto all’infanzia”, commenta la ministra Cartabia. “Anche con questa Carta, lavoriamo perché i bambini – innocenti per definizione – non paghino le pene inflitte alle madri. Contemporaneamente, lavoriamo perché si riduca il più possibile quella ‘distanza dagli affettì provocata dalla detenzione. Tutti i figli hanno il diritto di conservare un rapporto costante con i genitori, anche se reclusi. Assicurare la continuità dei legami familiari incide inoltre positivamente sul detenuto, nella prospettiva costituzionale della pena volta alla rieducazione. Lavoriamo per carceri che aiutino a dare una seconda occasione”, ha detto la guardasigilli.
“Laddove sia nel suo interesse, il bambino ha diritto a coltivare il legame con entrambi i genitori, anche quando uno dei due è detenuto. Ciò deve avvenire in condizioni e con modalità che non siano traumatizzanti e in spazi che favoriscano un rapporto autentico” commenta l’Autorità garante Carla Garlatti.
“La Carta – aggiunge la presidente di Bambinisenzasbarre Lia Sarcedote – libera questi bambini dall’esclusione, e dal facile buonismo, che toglie dignità alle scelte che la vita può loro proporre, a cui devono poter accedere con la consapevolezza e la forza di rappresentare una promessa per sé stessi e per tutta la società. La Carta italiana è diventata modello per la prima Raccomandazione dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa nell’aprile del 2018, anticipando un percorso che gli altri paesi europei, e non solo, stanno ora affrontando”.