Nei giorni scorsi alcuni sindacati della polizia penitenziaria avevano diffuso comunicati stampa in cui si faceva riferimento a presunte “rivolte” in carcere. In particolare nelle carceri di Ariano Irpino e Santa Maria Capua Vetere. Proprio l’allarme sul penitenziario casertano aveva destato grande preoccupazione in chi si era trovato a leggere quelle note dei sindacati. Perché Santa Maria è stato teatro della mattanza del 6 aprile 2020 che vede imputati oltre un centinaio di agenti penitenziari per torture e lesioni ai danni di detenuti e perché l’allarme dei giorni scorsi era legato a presunte rivolte dei detenuti, si temeva quindi una nuova spirale di violenza per fortuna non c’è stata.
Purtroppo, però, da parte di alcune testate giornalistiche c’è stata scarsa attenzione alla verifica delle voci su presunte “rivolte”. Di qui il duro atto d’accusa del garante regionale dei detenuti, Samuele Ciambriello: «Vorrei stigmatizzare i contenuti allarmistici e da fake news in riferimento a presunte rivolte fatte dai detenuti sia nel carcere di Ariano Irpino che nel carcere di Santa Maria Capua Vetere – ha affermato – . Comunicati stampa diffusi dai sindacati di polizia penitenziaria e pubblicati, incautamente e senza adeguate verifiche, sia da quotidiani che da siti di informazione, persino dalla Rai che ha mandato sul posto due inviati». A detta del garante regionale i fatti avvenuti in quelle carceri non potevano definirsi “rivolte”.
«A Santa Maria Capua Vetere un detenuto ha distrutto il corridoio del reparto Danubio e ha ferito due agenti, a cui è stata data una prognosi di dieci giorni. Ad Ariano Irpino, invece, un gruppo di detenuti ha distrutto le telecamere di videosorveglianza all’interno di un solo reparto, così da poter forzare il cancello e quindi accedere ad un’altra sezione per punire un detenuto – ha spiegato Ciambriello -. Insomma, mi indigno sia per il procurato allarme sociale, sia per il fatto che la stampa non ha controllato la veridicità di ciò che è avvenuto in questi istituti». Un atto d’accusa duro, quello che il garante dei detenuti rivolge a due interlocutori importanti nel panorama collettivo. Sullo sfondo, c’è poi tutta la complessità di un tema, quello che riguarda il mondo penitenziario, che in questo momento più che nel passato è sotto i riflettori.
Fonte: ilriformista.it