La garante Menghini ha fatto il punto della situazione in Quarta commissione: al 22 marzo i detenuti erano 294, la punta massima dei contagi a dicembre. Tutti i dati aggiornati: il rapporto.
Sono 294 (dati aggiornati il 22 marzo) i detenuti presenti nella casa circondariale: 22 donne e 272 uomini.
Lo ha detto questa mattina, 30 marzo, la garante dei detenuti Antonia Menghini illustrando alla Commissione la condizione della Casa Circondariale di Spini di Gardolo a partire dall’inquadramento del settore negli interventi governativi più rilevanti connessi alla diffusione dell’epidemia da Covid19, che hanno comportato una flessione significativa delle presenze negli istituti, in particolare nei mesi di marzo ed aprile.
La situazione
Venendo alla Casa Circondariale di Trento Menghini ha rilevato una serie di criticità legate al superamento del numero delle presenze, alla crescita delle presenze di detenuti protetti e alla sospensione dei trasferimenti su richiesta delle persone detenute dal 10 novembre 2020. La Garante ha poi illustrato alcuni dati, rilevando un trend negativo con riferimento al lavoro in carcere, che registra una riduzione del 20% rispetto al 2017.
Le criticità legate a questo aspetto sono connesse alla carenza di risorse, al fatto che l’offerta occupazionale per i detenuti “protetti” sia largamente inferiore a quella dei detenuti comuni e alla sospensione delle attività formative per i detenuti protetti, in attesa del nuovo bando dell’Agenzia del Lavoro. Fortunatamente in generale Menghini ha detto che l’emergenza Covid ha inciso solo marginalmente sul versante occupazionale.
Tra le criticità connesse all’epidemia la Garante ha sollevato il condizionamento sui corsi scolastici, con la sospensione dell’attività in presenza, cui si è aggiunta la difficoltà della realizzazione della connessione delle aule alla rete Internet per l’attivazione della Dad in modalità digitale, che entrerà presumibilmente a regime entro la fine di aprile.
Allo stesso modo, nel periodo di emergenza, sono stati prima sospesi e poi ridotti i contatti con l’esterno, rimpiazzati solo parzialmente con il sistema delle video chiamate WhatsApp, pur avendo purtroppo attualmente a disposizione solo un dispositivo per ognuna delle sei sezioni. Sospese a più riprese anche le attività collettive e l’ingresso degli operatori per i gruppi di confronto e gli sportelli informativi.
Situazione del Covid in carcere
Quanto al Covid nella casa di Gardolo, nella prima ondata si registrarono solo 7 casi di contagio, mentre a inizio dicembre si raggiunse la punta massima di 32 casi, fortunatamente asintomatici o paucisintomatici, e al 22 marzo non si registrano contagi né tra tra la popolazione detenuta, né tra la polizia penitenziaria.
Il 15 marzo è iniziata la campagna vaccinale in carcere, ma Menghini ha rilevato un’adesione inferiore alle aspettative nonostante l’attività di informazione e sensibilizzazione svolta dall’area sanitaria, probabilmente collegata al caso Astrazeneca.
Gli spunti dei consiglieri: percentuale di stranieri detenuti più alta che altrove, didattica a distanza, carenze di organico, misure di avvicinamento detenuti-famigliari ecc.
L’intervento di Alessia Ambrosi
Alessia Ambrosi (Fratelli d’Italia) ha chiesto cosa ci si debba aspettare nel post Covid in termini di presenze e perché in Trentino c’è un’inversione di tendenza rispetto al dato italiano, nell’incidenza di detenuti stranieri sul totale della popolazione carceraria.
La richiesta di Ferrari, Marini, Cia e Marini
Sara Ferrari ha sollecitato maggiori informazioni sulla Dad e Paolo Zanella (Futura) ha chiesto se ci sono prospettive a breve termine nell’introduzione di misure per consentire l’avvicinamento del detenuto ai famigliari. Alex Marini (5 Stelle) ha posto la questione dei limiti dell’organico chiedendo se queste limitino la Garante nello svolgimento delle sue funzioni. Infine, Claudio Cia ha chiesto maggiori informazioni sulle poche adesioni al vaccino, ovvero se ci sia maggiore incidenza tra detenuti o personale carcerario.
La replica di Menghini
Nella replica, Menghini ha detto che è difficile una valutazione sul post Covid in termini di presenze, perché i provvedimenti varati non possono essere potenzialmente risolutivi della situazione di sovraffollamento delle carceri: se non ci saranno misure specifiche e dedicate, i dati si manterranno probabilmente costanti. Quanto alle presenze straniere Menghini ha osservato che in molti istituti di confine c’è una presenza più significativa di stranieri, però rispetto a Trento probabilmente molto è legato al meccanismo dei trasferimenti da carcere a carcere, perlopiù detenuti stranieri, dal Veneto e non solo.
I numeri non entusiasmanti delle adesioni al vaccino riguardano anche gli operatori di polizia penitenziaria, non solo la popolazione carceraria. Sulla Dad, Menghini ha precisato che i tempi per la predisposizione della strumentazione necessaria, la progettazione e i lavori, non sono stati immediati e allo stato attuale la didattica a distanza non è attiva, ma verrà messa a punto entro fine aprile. L’avvicinamento agli affetti e la possibilità di contatto con il nucleo famigliare è fondamentale per il detenuto, ha detto Menghini che ha chiarito di aver posto l’attenzione su questa tematica all’assemblea dei garanti regionali, però le difficoltà non sono poche e le situazioni sono tra le più variegate.
Infine, la Garante ha detto che la contingenza epidemiologica ha creato una situazione particolarmente pesante e difficile, dal momento che è la sola a poter entrare in carcere dall’inizio dell’emergenza. A questo si aggiunge il parziale distaccamento dell’unica risorsa formata e capace a sua disposizione: la mole di lavoro dell’ufficio del garante è molto significativa, il numero di colloqui e di adempimenti sono cospicui e le risorse umane in questo senso sono fondamentali.
Fonte: ladige.it
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