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Il “CASO PIEMONTE”: DIRETTORI in fuga e CARCERI a pezzi

Il garante regionale Bruno Mellano da tempo denuncia la situazione, documentata nel sesto dossier, e un suo documento è stato inviato dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, alla ministra Cartabia.

C’è carenza del personale, non solo dell’area educativa trattamentale, ma anche quello relativo a ruoli apicali come i direttori delle carceri. Perché? Loro stessi non vogliono venire. E se vengono cercano di rimanerci il meno possibile. C’è un vero e proprio “caso Piemonte”, quello denunciato da Bruno Mellano, il garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

A Cuneo negli ultimi 4 anni si sono succeduti ben 5 direttori

In Piemonte ci sono istituti penitenziari con specificità significative, come il 41 bis a Cuneo e Novara, all’alta sicurezza a Saluzzo e Asti, ma nonostante ciò – denuncia il Garante regionale – ci sono difficoltà ad avere direttori presenti in sede. Mellano la definisce una vera e propria sconfitta dell’amministrazione penitenziaria. Per questo, osserva che occorre pensare a concorsi territoriali, a bandi in cui si specifica che chi viene a fare il direttore in Piemonte deve stare almeno tre anni. A Cuneo negli ultimi quattro anni si sono susseguiti ben cinque direttori. A Verbania, addirittura in un solo anno si sono alternati ben quattro direttori. Una situazione, di fatto, insostenibile.

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha ripreso una denuncia  del Garante inviandola alla ministra Cartabia

Si legge nel sesto Dossier delle criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi, che tali carenze hanno importanti ricadute nello svolgimento delle attività e nella gestione in generale del carcere e dei suoi spazi. Il Garante regionale ha più volte segnalato la problematica ai vari livelli amministrativi competenti e lo stesso presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha ripreso una denuncia circostanziata del Garante inviandola all’attenzione della ministra della Giustizia Marta Cartabia: su questo terreno esiste, com’è detto, un vero e proprio “caso Piemonte”.

Ad Alba dal 2016 chiuso il padiglione principale

Non mancano altre criticità. Si parte dal carcere di Alba dove sul sito del ministero viene dichiarato che ha una capienza di 142 posti. Nella realtà, ha una capienza regolamentare di 33 posti. Ciò è dovuto dal fatto che nel 2016, è stato chiuso il padiglione principale per epidemia di legionellosi. Per riaprirlo bisogna sostituire completamente l’impianto idraulico, adeguare l’impianto elettrico e attuare la sistemazione funzionale l’intera struttura detentiva e della caserma. Dal dossier si apprende che in data 10 giugno 2021 l’appalto è stato aggiudicato all’impresa ICR Impianti e Costruzioni s.r.l. di Roma. Su specifica richiesta di informazioni da parte del Garante comunale Alessandro Prandi, il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria informava che in seguito all’aggiudicazione dell’appalto si è dato corso alle procedure di verifica documentale e degli adempimenti previsti dall’articolo 32 del Codice dei Contratti e che, fatto salvo eventuali ricorsi, “entro la fine del mese di agosto 2021” si sarebbe proceduto alla stipula del contratto di appalto. Dalla risposta del Dap non si sono più avute notizie ufficiali, ma i lavori non sono ancora stati avviati.

Il 20 novembre scorso il Garante comunale ha reiterato la richiesta di informazioni evidenziando il fatto che il procrastinarsi dell’inizio dei lavori comporta l’ulteriore aggravamento della condizione degli edifici, esposti da ormai sei anni alle intemperie, agli sbalzi di temperatura, ad infiltrazioni di acqua e umidità, con il rischio concreto che i progettati interventi non risultino sufficienti alla definitiva rimessa in opera della struttura. In caso di mancato avvio a breve dei lavori, i garanti – avendo esaurito ogni strumento della moral suasion – si riservano di effettuare una formale segnalazione alla Corte dei Conti per danno erariale.

Criticità strutturali del carcere di Torino “Lorusso e Cotugno”

Sempre nel Dossier è degno di nota evidenziare le criticità strutturali del carcere di Torino “Lorusso e Cotugno”. Nel padiglione A, emergono condizioni deficitarie della struttura interna alle sezioni, nonché pessima situazione igienico – sanitaria nei locali doccia e barberia. Nello specifico, è stata riscontrata la presenza di muffe sulle pareti, di topi ed insetti in tutte le sezioni, nonché l’impossibilità di regolare la temperatura dell’acqua nei locali docce Nel padiglione B c’è la presenza di numerose infiltrazioni d’acqua sui muri delle sezioni e perdite di diversi rubinetti nei locali “barberia”, nelle docce e nelle sale socialità. In particolare, la presenza di muffe sulle pareti è molto preoccupante. In tutte le sezioni vi sono topi e insetti. Inoltre, tutte le finestre delle sezioni e delle celle risultano ancora schermate, impedendo il passaggio di luce naturale. Diversi materassi utilizzati all’interno del padiglione risultano scaduti da tempo. Nel padiglione C, c’è l’assenza di tettoie nelle zone passeggio del padiglione (ciò impedisce il loro utilizzo nei giorni di pioggia). La condizione strutturale delle camere di pernottamento risulta alquanto fatiscente. Le finestre di alcune di queste hanno dei fori e questo provoca il passaggio di spifferi, per cui risultano fredde ed umide (in particolare, sezione II). Le pareti delle docce sono invase da più strati di muffa che le rendono umide ed inaccettabili dal punto di vista igienico – sanitario. In diverse sezioni, alcune docce risultano non funzionanti. Le pareti e i soffitti dei corridoi delle sezioni sono spesso scrostati e deteriorati. Anche lì c’è la presenza di topi. Le sezioni dedicate alla detenzione delle persone protette o incolumi dispongono di una piccola palestra con pochissimi macchinari, molti dei quali non funzionanti.

Problemi anche per l’Icam nel carcere di Torino

Poi, sempre per quanto riguarda il carcere di Torino, il dossier evidenza problematiche nell’Icam, ovvero l’istituto a custodia cautelare attenuata per le detenute madri. Il bagno utilizzato dai parenti quando vengono a colloquio si intasa regolarmente, mentre alcuni bagni presenti nell’edificio risultano inutilizzabili a causa di intasamenti delle tubature e/o per l’assenza delle relative pulsantiere. In cucina: le cappe non sono funzionanti, così come uno dei due forni e la lavastoviglie, ed il mobilio sta lentamente marcendo. La dispensa fuori dall’edificio è inutilizzabile perché non coperta da alcuna tettoia. Nell’edificio sono presenti topi. Alcune camere sono inagibili a causa di perdite provenienti dagli appartamenti dei semiliberi.

 

 

 

Fonte: ildubbio.news

Redazione OSAPPoggi

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