Il pericolo che il contagio si diffonda in modo preoccupante anche in cella esiste e i numeri lo dimostrano. I dati che arrivano ai sindacati di Polizia penitenziaria disegnano un trend preoccupante. Stando alle ultime cifre comunicate dal Dap e aggiornate ad oggi, che HuffPost ha potuto visionare, i detenuti contagiati sono 215. Sono invece 235 i positivi tra gli agenti penitenziari e il personale dell’amministrazione.
La situazione negli istituti di pena è ancora sotto controllo, ma i numeri sono in costante aumento. Tre giorni fa – come anticipato dagli addetti ai lavori e comunicato dal bollettino ufficiale del Garante dei detenuti Mauro Palma ieri – i detenuti positivi erano 150, gli operatori intorno a 200.
Occhi puntati su Terni: a quanto risulta ad HuffPost ad oggi i detenuti che hanno contratto il coronavirus sono 68. Un caso di Covid anche tra gli agenti penitenziari. Ieri erano state accertate 60 positività: “Tutti – ci spiega Stefano Anastasia, Garante dei detenuti dell’Umbria – nel circuito di alta sicurezza, che conta circa 250 persone su un totale poco più di 500 detenuti”. La maggior parte dei positivi sta bene ed è in isolamento, tre di loro invece sono stati ricoverati. Ma il contagio potrebbe essere più esteso. Come spiegano, infatti, fonti qualificate, sono stati effettuati altri 130 tamponi ai detenuti e 187 agli operatori penitenziari e si attende l’esito dei test.
“Il problema principale riguarda la gestione degli spazi – continua Anastasia – è necessario individuare una “zona grigia”, una sezione dove spostare i detenuti quando saranno in via di guarigione, in attesa che si negativizzino. Sarebbe poi indispensabile il trasferimento di almeno alcuni dei detenuti, quando saranno dichiarati guariti”. C’è poi il nodo sanificazione. Interventi di igienizzazione straordinari, al momento, a quanto si apprende ancora non ce ne sono stati.
Terni è il caso più eclatante, ma la curva è in crescita ovunque, anche se in maniera più contenuta rispetto a quello che accade fuori. Ma è un incremento che spaventa laddove gli spazi sono pochi e il sovraffollamento un problema annoso. Un tentativo di porre un argine è arrivato con un provvedimento del ministro della Giustizia a cui il consiglio dei ministri ha dato il via libera ieri sera: chi ha un residuo di pena di 18 mesi potrà scontare quel che resta della detenzione a casa. Con l’obbligo di braccialetto elettronico per chi dovrebbe stare ancora in carcere per più di sei mesi. Sono esclusi dal beneficio i condannati per reati più gravi, come mafia, violenza sessuale o terrorismo, gli stalker e i detenuti che sono stati protagonisti delle rivolte o hanno un recente procedimento disciplinare a carico. Sarà data inoltre la possibilità a chi è in semilibertà di avere licenze superiori a 15 giorni, fino al 31 dicembre. Così da ridurre il rischio che il virus sia portato in prigione da loro, dall’esterno. Per De Fazio si tratta di “misure insufficienti, che non riducono il sovraffollamento”. Ma quanti reclusi potranno giovare di queste norme? Circa 5mila, su una popolazione carceraria che al 30 settembre risultava essere di 54277 detenuti, a fronte di una capienza di 50470 posti. Di questi 5mila, 2mila sono in semilibertà. Per loro le possibilità di non rientrare per periodi più lunghi rispetto a quelli previsti in condizioni normali, causa Covid, sono più concrete.
I problemi potrebbero porsi per una parte di quei 3mila detenuti che avrebbero diritto di accedere ai domiciliari. Per loro potrebbe esserci l’incognita della disponibilità del braccialetto elettronico o, ancora, di un posto dove stare. Su questo fronte c’è chi si sta già attrezzando: “A Roma le associazioni di volontariato sono all’opera per cercare di trovare una potenziale sistemazione per chi, fuori dalla cella, non ha un domicilio”, spiega ad HuffPost Gabriella Stramaccioni, Garante dei detenuti di Roma. Nelle carceri della Capitale la situazione è sotto controllo: qualche contagio è stato registrato, ma la soglia d’allerta non è stata superata. L’attenzione, però, sottolinea la garante, è tanta: “Le criticità possono arrivare, ed esplodere, da un momento all’altro. Il provvedimento del ministro è arrivato, ma ora per applicarlo bisognerà fare bene e in fretta”. Per evitare che gli istituti di pena si trasformino in focolai. Per le loro caratteristiche, particolarmente complicati da gestire.
Fonte: huffingtonpost.it
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