I mentori all’interno delle carceri compiono servizi e svolgono azioni di accompagnamento, assieme alle figure professionali che lavorano nell’ambito penitenziario, diventando un’àncora di salvezza per chi è ristretto dietro le sbarre. Le strategie e le competenze adottate da questi volontari formano un ben preciso modello di mentoring anche in campo penitenziario. Un aspetto fondamentale per la riabilitazione dei condannati è l’introduzione del teatro. Questo viene visto come veicolo di riscatto perché è in grado di offrire una strada alternativa alla cultura della criminalità e riesce a ridefinire le identità e i bisogni individuali in maniera del tutto conscia. I percorsi teatrali e cinematografici sono importanti anche per garantire una costruzione culturale alternativa sul senso della pena e per stimolare la comunicazione “fra il dentro e il fuori e lavorando sullo sguardo di una società ancora condizionata da una visione del carcere come luogo di espiazione fine a se stesso”. Accanto all’attività teatrale intervengono altri fattori per migliorare il clima penitenziario come l’applicazione della metodologia teatrale quale strumento formativo, relazionale e culturale; la creazione di un legame di contesti differenti in un sistema integrato di intervento composto da un insieme di soggetti pubblici e privati su tutto il territorio; ed infine l’utilizzo del mentoring, che mira a responsabilizzare gli ex detenuti, già da tempo reinseriti nel sociale nel percorso di inclusione, con una ricaduta in termini di ‘’credibilità’’ dell’intervento.
fonte: ildenaro.it