Cronaca

“IL MIO PREMIER”, COSI’ L’ESPONENTE DEI RADICALI ANTONELLO NICOSIA, DEFINIVA IL BOSS MAFIOSO MATTEO MESSINA DENARO!!!

PALERMO – Fermate 5 persone dalla Procura di Palermo con l’accusa di associazione mafiosa e favoreggiamento.

Sono finiti in carcere il capomafia di Sciacca ACCURSIO DIMINO e ANTONELLO NICOSIA, MEMBRO DEL COMITATO NAZIONALE DEI RADICALI ITALIANI, che da anni si batte per i diritti dei detenuti.

Secondo la PROCURA DI PALERMO, ANTONELLO NICOSIA insieme ad un parlamentare di Leu, del quale si sarebbe detto collaboratore, avrebbe fatto da tramite tra alcuni capimafia, detenuti in regime di 41 bis ed i clan, portando all’esterno del carcere, messaggi ed ordini da eseguire.

“IL NOSTRO PRIMO MINISTRO”, così NICOSIA  definiva il boss mafioso MATTEO MESSINA DENARO.

Non sapendo di essere intercettato l’esponente Radicale, parlava della Primula rossa e di Cosa nostra, come del suo premier; Nicosia aveva conversazioni animate col padrino di Castelvetrano, in cui invitava il suo interlocutore a parlare con cautela del boss Messina Denaro, “Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)”.

Nelle stesse intercettazioni il Radicale, rivolgeva insulti pesantissimi a Giovanni Falcone, la cui morte veniva definita “incidente sul lavoro” e dichiarando che  “da quando era andato al ministero della Giustizia, più che il magistrato faceva il politico”. Antonello Nicosia, intercettato per mesi dal R.O.S.(Raggruppamento Operativo Speciale) dei Carabinieri e dal G.I.C.O.(Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata) della Guardia di Finanza, parlando al telefono, continuava a dare giudizi sprezzanti sul Giudice, ucciso dalla mafia nella strage di Capaci del 1992.

Nel giugno 2019, Nicosia, divulga una lettera attraverso la stampa indirizzata al Presidente della Regione Musumeci, in cui viene aspramente polemizzato il funzionamento dell’Ufficio del Garante Regionale dei detenuti, retto dal dott. Giovanni Fiandaca.

VOLEVA FORSE PRENDERNE IL POSTO??? ….

In carcere anche Accursio Dimino, boss di “fede” corleonese, 61 anni, fedelissimo della famiglia del latitante Matteo Messina Denaro. Scarcerato nel 2016 dopo aver scontato due condanne per associazione mafiosa, uscito dal carcere, aveva ripreso il suo posto al vertice mafioso della famiglia di Sciacca. L’accusa per Dimino è associazione mafiosa. Appena lasciata la cella del carcere è tornato a essere pedinato ed intercettato dalle Forze dell’Ordine che con tre anni di indagine hanno accertato come il “fedelissimo” non avesse perso nulla del suo ruolo di capomafia.

 

Redazione Osappoggi

Redazione OSAPPoggi

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